Marino “Mi hanno trattato come Provenzano. Ho pianto”

A man holds a poster reading "Marino Resists" to support Rome's mayor Ignazio Marino, on October 8, 2015 outside Rome's City Hall at Piazza del Campidoglio. Rome's mayor Ignazio Marino is under pressure to quit today after Rome prosecutors opened an investigation into mayor's expenses. AFP PHOTO / ANDREAS SOLARO (Photo credit should read ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)
(ANDREAS SOLARO/Getty Images)

Succede di tutto o quasi in quelli che sembrano destinati ad essere gli ultimi giorni di Ignazio Marino in Campidoglio. Alle dimissioni annunciate giovedì, sono seguite le rivendicazioni rabbiose del giorno dopo che riproponevano il climax  della resa, dove Ignazio era passato in poche ore  dalla voglia di resistere, a costo di spaccare il PD, alla resa affranta. Le parole provenienti dal Vaticano lo hanno tramortito, le rivelazioni dagli States hanno affondato il coltello nella piaga dei rimborsi spese. In questa cupio dissolvi il colpo di grazia sono state le dichiarazioni lapidarie di Matteo Orfini: “Ho tentato di tutto per aiutare l’ex sindaco Marino che ha fatto molte cose buone”. Ma non è stato il solo, ha sottolineato Orfini: “Il PD le ha fatte più e meglio di lui. Per questo nessuno, nemmeno Marino, può permettersi di dire che dopo le sue dimissioni torneranno quei poteri e vincerà la mafia – ha sottolineato  il commissario del PD a Roma. Orfini ha continuato: “Un’infinita serie di errori hanno infinitamente compromesso l’autorevolezza del sindaco verso la città.  Le ultime inquietanti vicende, a cui ancora oggi non è stata data una spiegazione, e scaricare la responsabilità sui propri collaboratori evidentemente non lo è, hanno finito per incrinare la fiducia nei suoi confronti”.

Matteo Orfini: “Marino è un ex”

Dichiarazioni perentorie  da parte di chi era stato il garante se non proprio di una rinascita almeno della sopravvivenza politica del Sindaco. Così anche l’ultimo ormeggio ha ceduto ed il Primo Cittadino si è trovato nella burrasca. Definire Marino “ex sindaco” significa chiudere una pratica. E Ignazio sembra prenderne atto: la replica è stata così  desolata da sembrare l’autocertificazione di una morte politica:  “Mi stanno trattando come Provenzano” dice provando ancora una volta a far leva sula contrapposizione legalità – illegalità  per arrendersi quasi subito all’evidenza: “Se le forze che mi sostengono hanno comunicato di essere pronte a presentare una mozione di sfiducia vuol dir che non c’è più fiducia in me, e quindi non passerebbe in Aula nemmeno un provvedimento. Per questo è finita” ha detto durante un incontro con i presidenti dei municipi. Finirà senza imprevisti, sembra: 20 giorni dopo la formalizzazione le dimissioni saranno effettive. Un addio che lascerà qualche vedova, nonostante “l’infinita serie di errori” lamentata da Orfini.

“E’ finita, ho pianto”

Ieri è stata  la Ferilli  a rimpiangere il Sindaco battendo sul tempo tutti gli altri.  Oggi è toccato a qualche centinaio di cittadini commossi, arrabbiati e sgomenti. Sono accorsi il Piazza del Campidoglio, in una splendida mattina di autunno, per chiedere al Primo Cittadino di resistere. Si sono assiepati sotto le finestre del suo studio, un perimetro che sembrava non dovesse essere varcato dal Sindaco uscente, chiuso nell’ombrosa ruminazione seguita alla rottura con il partito.  Ma la folla fa breccia nell’umore di Ignazio e lui cede.  Questa volta senza dispiacersene. Passano pochi minuti e Marino appare dietro la finestra. Indossa una camicia bianca come una resa e sembra quasi un Papa,  o meglio, quasi un antipapa dopo che quello vero lo aveva inchiodato alle contraddizioni sull’ultimo viaggio negli States, dove l’uomo che presto non sarà più Sindaco aveva tentato manovre di avvicinamento nei confronti di Bergoglio, perché Orfini sembrava già non bastare. L’ esito,  infausto, ha accelerato la sua fine. Ma per un attimo oggi il Papa è sembrato essere lui:  saluta da dietro la vetrata e le grate. Un attimo ed è fuori, tra la folla. Saluta ancora, ringrazia. Dice qualcosa ma poco perché, come ricorderà più avanti, l’ineffabile a tratti imperscrutabile Marino si è perfino commosso. Così la piazza, ad un tratto, intona il canto della Resistenza. Qualcuno gli si avvicina e chiede  “Ci ha ripensato? “ lui risponde un “no” che vorrebbe trasformarsi in un “sì” ma sa che quella dimostrazione di affetto, nonostante tutto, non basta,  “Ho pianto, mi sono scese le lacrime a vedere le migliaia di cittadini romani che in queste ore si stanno mobilitando con ogni mezzo, anche presentandosi qui in Campidoglio di domenica – scriverà più tardi –  Vorrei dire loro che li vedo, che li ascolto, che li leggo e che li ringrazio uno ad uno”. Oggi è andata così, domani le dimissioni verranno depositate. Ignazio non passerà nemmeno dall’Aula Giulio Cesare: “Basta sberleffi, la mia maggioranza ha già deciso. Di cosa dobbiamo parlare?” Di questa mattina sole che ha reso quasi lieve il dolore dell’ultimo atto, forse

ADB