
Dopo l’inchiesta su pranzi e cene di Matteo Renzi da presidente della Provincia e poi sindaco di Firenze, pubblicata domenica da ‘Il Fatto Quotidiano’, che ha messo in evidenza in particolare la parole di un ristoratore, secondo il quale l’attuale premier era un cliente abituale e il conto veniva spedito direttamente a Palazzo Vecchio, la Corte dei Conti ha deciso di vederci chiaro e di aprire un’istruttoria. La magistratura contabile ha precisato che si tratta di un atto dovuto, anche per valutare nella sostanza le affermazioni riportate nell’articolo.
Nel frattempo, fonti vicine a Palazzo Chigi hanno precisato che “le spese di rappresentanza sostenute negli anni in cui l’attuale premier era presidente della Provincia e sindaco di Firenze non solo sono documentate al dettaglio, ma sono state già analizzate, nel corso degli anni, da diversi livelli di controllo. Tali spese sono state assunte per finalità istituzionali in piena conformità alle leggi e ai regolamenti e, in base alla normativa vigente, inserite nel bilanci consuntivo annuale e inviate ogni anno alla corte dei Conti”.
Le stesse fonti sottolineano ancora che “le amministrazioni guidate da Matteo Renzi, tra l’altro sono state tra le prime in Italia a rendere disponibili questo tipo di informazioni on line”. Da parte sua, il presidente del Consiglio ha decino di non commentare la vicenda e più volte pare che ieri si sia limitato a sfogarsi: “Non rispondo, non parlo con nessuno, non dico proprio nulla. E’ tutto il giorno che squilla questo telefono. Lasciatemi lavorare, per favore, lasciatemi in pace”.
I precedenti
Non è la prima volta che Renzi è oggetto di attenzione da parte della magistratura contabile: lo scorso febbraio è stato assolto in Appello dalla condanna comminata in primo grado dalla Corte dei Conti con l’accusa di danno erariale; la sentenza riguardava l’inquadramento di quattro persone nelo staff dell’attuale premier all’epoca della sua presidenza della Provincia, nel quinquennio 2004-2009. Renzi venne condannato nel 2011 a 50mila euro di multa, di cui 14mila a suo carico, per un danno erariale quantificato dalla Procura contabile in 2 milioni e 155mila euro.
Un altro presunto danno erariale stimato tra i 200mila e gli 800mila euro, e ancora legato ad assunzioni non regolari, sempre nel periodo in cui era presidente della Provincia di Firenze, viene contestato al premier. Nello specifico, si tratta dell’assunzione di quattro direttori generali, nonostante la legge ne prevedesse solo uno.
GM