Roma, parla la ragazza che ha rischiato di essere decapitata dal bus

Bus decapitata
Michela Simona Iercau, la ragazza vittima dell’incidente di Roma (Websource)

Michela è una ragazza di 30 anni che lo scorso primo ottobre è stata investita da un autobus mentre viaggiava con il suo motorino a Roma. La giovane procedeva tranquillamente nella propria corsia quando improvvisamente il portellone del bus di è aperto all’improvviso e l’ha colpita in pieno. Adesso lei può raccontare l’accaduto e  dice: “Potevo essere decapitata”. Quello che ha dovuto subire è stato comunque grave. Un braccio completamente deturpato e ora sorretto da una barra di metallo e svariati chiodi, un altro pieno di ferite. Un’operazione delicatissima durata 4 ore e altri interventi in vista. E poi tantissima fisioterapia affinché tutto ritorni come prima. Insomma un bel calvario che la giovane racconta così al Corriere, partendo dai primi ricordi legati all’incidente e ai momenti successivi: “L’autobus che, girando verso destra per entrare nella galleria, si allargava verso di me, che venivo in senso opposto. Il mio primo risveglio sull’ambulanza che sobbalzava, con le sirene spiegate, andando verso l’ospedale. Le voci degli infermieri che al pronto soccorso chiedevano di fare spazio perché ero un codice rosso. E poi i medici che, senza troppi giri di parole, dicevano: “Il braccio è malconcio, non escludiamo l’amputazione”.

Oltre alla paura per quello che ha rischiato c’è anche la rabbia per il dopo. Nessuno si è fatto vivo per scusarsi, né l’autista né altri: “Non mi ha chiamato nessuno. All’autista non saprei nemmeno cosa dire. Due testimoni che mi hanno soccorso hanno detto che si è fermato subito. Diceva che si era dovuto allargare per colpa della buca dove era finito il bus. Io però ho rischiato di restare decapitata, quel portellone (sulla parte anteriore del bus, sotto la cabina) si è spalancato come una lama”.

F.B.