
La Corte dei conti della Toscana è sempre più determinata – soprattutto dopo le denunce del ‘Fatto Quotidiano’ – a vederci chiaro sulla gestione delle spese da parte dell’amministrazione comunale fiorentina guidata da Matteo Renzi prima e da Dario Nardella poi. Nello specifico, finiscono sotto la lente di ingrandimento le spese di rappresentanza rendicontate secondo i moduli introdotti dal decreto 138 del febbraio 2012 dall’allora ministro degli interni Cancellieri.
Non è una novità: è il quarto anno consecutivo che la Corte dei Conti fa rilievi sulle spese di Palazzo Vecchio, registrando “gravi irregolarità” che generano “oltre all’inosservanza dei principi contabili di attendibilità, veridicità e integrità del bilancio, anche violazioni in merito alla gestione dei flussi di cassa e alla loro verificabilità”. Per tale ragione, sia a maggio che a luglio è stato invitato il Comune di Firenze “ad adottare entro 60 giorni i provvedimenti idonei a rimuovere le irregolarità e a ripristinare gli equilibri di bilancio”.
Da parte di Nardella c’è la consapevolezza che qualcosa non va: “Sappiamo solo che c’è uno sbilancio di 50 milioni di euro, dobbiamo trovare 50 milioni”, aveva affermato in piena estate, sostenendo di essere al lavoro per questo, ma i magistrati contabili lo hanno ritenuto insufficiente, pur ammettendo che qualcosa è stata fatta. La Corte dei Conti muove infatti diverse contestazioni riguardo “la gestione di cassa nel triennio 2011-2013” che “ha evidenziato l’impiego di fondi aventi specifica destinazione per spese di parte corrente, non ricostituiti al termine dell’esercizio”.
Viene poi messa in evidenza la “presenza consistente di residui attivi vetusti”, ovvero crediti che trascorsi alcuni anni devono essere trasformati in inesigibil e che nel caso di Palazzo Vecchio risalgono a prima del 2009 e per questo vanno riconteggiati in quanto “la loro elevata incidenza percentuale comporta un potenziale rischio per la tenuta degli equilibri di bilancio negli esercizi successivi”. Operazione messa a punto dalla Giunta a maggio, quando ha deliberato il “riaccertamento straordinario dei residui” e portato il “fondo crediti di dubbia esigibilità e difficile esazione” a 152 milioni di euro.
L’assessore al bilancio, Lorenzo Perra, – secondo quanto scriveva ‘Il Fatto’ qualche settimana fa – minimizza spiegando che i rilievi della magistratura contabile “sono inviti a spiegare, correggere, migliorare e da quando siamo a Palazzo Vecchio noi lo stiamo facendo: abbiamo chiuso il bilancio con un avanzo di 30 milioni e non ravvedo grandi elementi problematici per il futuro”. Dall’altra parte, l’opposizione, con Tommaso Grassi di ‘Firenze a sinistra’, ritiene che le falle trovate dalla magistratura contabile possano essere “colpa della corsa di Renzi a Palazzo Chigi”.
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GM