
“Per diventare poliziotti negli Usa non è necessario essere pazzi, però aiuta” verrebbe da dire parafrasando George Bernard Shaw. E’ sufficiente osservare alcune delle rapide imprese di cui si sono effigiati i cops negli ultimi giorni. Bastano poche, rimarchevoli immagini, documentate da telecamere di sorveglianza o da qualche smarthpone nei paraggi per andare al cuore del problema. Quella di essere filmato è una variabile che solitamente il poliziotto di turno non mette in conto. E invece viene catturato come un animale selvatico nella tagliola, inevitabilmente, essendo il servitore dell’ordine altrettanto istintivo ma spesso meno accorto della fauna di piccolo taglio. Il poliziotto rapito dalle immagini si trasforma così da predatore a preda. E nel momento in cui viene scoperto diventa vulnerabile, denudato dalla sua violenza e dalla poca accortezza dimostrate.
Il cane ucciso nel giardino di casa
Ma le vittime vere sono altre: il clochard freddato, l’uomo con le braccia alzate freddato anche lui, il cane che ancora scodinzola mentre il sangue si spande sul viottolo di fronte alle porta di casa dove un attimo prima correva incontro ad un poliziotto scambiato per un amico. Non aveva considerato, il cane, che il custode dell’ordine può scambiare un cucciolo per un drago. Non pensava, l’uomo con le mani alzate, che i poliziotti avrebbero scambiato le sue braccia per due fucili Browning, né il ragazzo freddato fuori da un fast food poteva immaginare che l’eroe di turno lo avrebbe scambiato per un Frank Lee Morris in fuga da Alcatraz.
Nella gara in perspicacia troppo spesso è la polizia americana a invocare il “time out” perché il saldo tra la lettura degli eventi e la decisione conseguente sembra figlia di un disagio personale permanente più che di un disastroso errore di calcolo. Non tutti i poliziotti americani sono uguali, ci sono eroi, servitori fedeli e attenti padri di famiglia che capiscono il dolore delle persone chiamati a proteggere. Ma i disastri delle teste calde, in un’epoca dove le immagini sono più rapide di un’epidemia di febbre spagnola e altrettanto letali, sono come sterco e fango gettato su un ventilatore d’altri tempi. E la pioggia ricade su tutti loro. Ci sono equivoci che possono derivare da una situazione di pericolo e dall’avere i nervi a pezzi perché, in definitiva, è di questo che stiamo parlando. Ma in molte occasioni il rischio è inesistente. La reazione irrimediabilmente stupida e brutale esiste, invece, e resiste ad ogni tentativo di comprensione. Perché non ci sono solo omicidi compiuti verso persone disarmante, non credute tali, cani sulla soglia di casa ritenuti un pericolo a cui rispondere con tre – tre – colpi di pistola in sequenza, no. Ci sono momenti di follia composita, bizzarra, quelli dove solitamente il disadattato che li compie finisce ritratto in un mugshot, le foto segnaletiche degli arrestati. La sensazione è che i disadatti siano quelli che scattano le foto. L’intero corpo di polizia degli Stati Uniti sembra vivere in uno stato di tensione parossistico, perenne, che scaraventa i poliziotti in un mondo a parte, fatto di delirio e allucinazione, violentemente. I momenti lo rivelano.
L’irruzione nella scuola
Di questi momenti il fiore all’occhiello è la reazione di un poliziotto in una scuola di Columbia nel South Carolina, pochi giorni fa. L’uomo, un bianco, entra in classe con il piglio di un ufficiale della Wehrmacht che passa in rassegna il municipio di una cittadina polacca nel 1939.
Dice qualcosa ad una studentessa afroamericana, le stringe il collo con il braccio, la rovescia all’indietro sollevandola di peso dal banco e la trascina sul pavimento. La ragazza non è armata, non è pericolosa. Non lo ha provocato. E’ inerme, immobile. Si è solo rifiutata di seguirlo, istintivamente, come istintivamente ci si rifiuta di seguire un nazista, disastrosamente armato, improvvidamente vestito di un’autorità che non è in grado di contenere il suo disagio, né di nasconderlo. Il poliziotto fa sfoggio della follia in un aula di sapere, un sapere che egli evidentemente mai fece suo. Ha scambiato la ragazza per Patricia Campbell Hearst, forse. Non si fa fatica ad immaginarlo studente mediocre, di intelligenza mediocre, di pessimo carattere. Un bianco che ricorda i giorni di scuola come quelli del martirio, perché era poco brillante e sempre lo sarebbe stato, lo sapeva. Era l’unica cosa di cui era consapevole ed era molto perché gli avrebbe evitato disastri. Dopo, molto tempo dopo, è arrivata la polizia a fargli credere di essere davvero qualcosa di diverso da ciò che era. Una persona speciale, con un’arma in pugno e i nervi a pezzi. Uno spettacolo miserevole, disturbante, è quello di cui è stato capace. Comunque andrà la ragazza avrà in odio la polizia per il resto della vita. Tra gli studenti che hanno assistito a quella scena presto o tardi ci sarà qualcuno che sparerà ad un poliziotto, credendo di fare la cosa giusta. Il poliziotto sarò un padre di famiglia che non meriterà di fare una fine simile. Morirà perché dieci – quindi anni prima il ragazzo che ha sparato vide con occhi attoniti un collega che giocava a fare il nazista e sbatteva violentemente a terra, senza ragione, una compagna di classe. E lui rimase muto e pieno di paura prima, sperando che l’insegnante intervenisse. E alla fine, paura passata, era pieno d’odio.
Le armi
Se l’America avrà fortuna forse qualcosa si romperà prima che le nuove generazioni di americani potranno procurarsi un’arma con la stessa facilità con cui acquistano junk food. La consorteria di affari, tradizione sanguinosa, violenza e retorica che lega il Congresso alle gun lobbies potrà incrinarsi, a Dio piacendo. E se fermata, la libera circolazione delle armi potrà evitare qualche strage, e cambiare qualcosa in un rapporto, tra polizia e cittadinanza, che sembra consegnato irrimediabilmente all’assurdo. Perché i nervi a pezzi della polizia dipendono anche da questo. Perché le dichiarazioni alla stampa del giorno dopo, le assoluzioni, i procedimenti disciplinari farsa, i poliziotti violenti salvati e nascosti dietro le scrivanie non bastano per pararsi dalla quella pioggia di fango, sterco – e sangue – che sporca le divise. Enormi nubi di stupidità rabbuiano il Continente americano. Almeno fino a quando il poliziotto di turno non riuscirà a capire, istintivamente e senza fatica, che una ragazzina è una ragazzina e un’aula scolastica della South Carolina – con gli alunni tranquillamente al loro posto, e il docente lì accanto a loro – è un luogo diverso dalle strade del Bronx o da una povera mente in balia di sé stessa.
Armando Del Bello
https://www.youtube.com/watch?v=jHgmKz86_2c