Scomparve vent’anni fa. Si nascondeva nei boschi della Maremma

Carlos Sanchez Ortiz De Salazar

Vent’anni fa Carlos Sanchez Ortiz De Salazar,  uno psichiatra spagnolo, fuggi di casa. Dopo anni di inutili ricerche Carlos sembrò essere svanito nel nulla e fu dichiarato morto. I suoi genitori hanno vissuto il dolore della perdita del figlio, che al momento della scomparsa aveva solo 26 anni senza tuttavia mai rassegnarsi all’idea di non rivederlo più. Dopo vent’anni la loro  vita è stata improvvisamente nuovamente sconvolta  da un’incredibile scoperta: Carlos è vivo e fa l’eremita nei boschi nella Maremma. A trovarlo sono stati due cercatori di funghi a cui ha detto: “Sono spagnolo, mi chiamo Carlos e vivo qui da vent’anni” mostrando loro il passaporto. I due riescono a fotografare il documento e lui commenta: “Ora verrò riconosciuto. Devo scappare”. Da allora so è interessata al caso Penelope, l’associazione dei familiari e degli amici delle persone scomparse che ha contattato l’associazione spagnola Sos Desaparecidos. Arrivano le prime conferme sul caso: Carlos, nato a Bilbao, era fuggito da casa nel 1996, dopo una grave depressione. Il 23 aprile del 2010 fu giudicato morto dalla Administracion de Justicia spagnola di Cazalla de la Sierra, a due passi da Siviglia dove Carlos, aveva abitato sino alla sua scomparsa. I genitori di Carlos sono stati  rintracciati. Quando gli hanno mostrato la foto del figlio scomparso sono scoppiati in un pianto liberatorio. Si affrettano a raggiungere l’Italia per rivedere il figlio. Ad attenderli a Fiumicino sono i volontari di Penelope. Insieme di recano fino  a Scarlino in provincia di Grosseto, il  luogo dove era stato avvistato. Papà e mamma speravano di rivedere il figlio ma non accade: “Abbiamo fatto un sopralluogo” spiega Marcello Stella il  sindaco di Scarlino “Di lui non c’era più traccia. Carlos portato via parte della sua tenda e chissà se lo troveremo ancora”. I genitori detto: “E’ vivo e per noi questo è importante. Rispetteremo la sua volontà e la sua libertà, però non ci muoveremo da qui fino a quando non lo avremo riabbracciato, sia pure per un attimo”. I due ringraziano chi gli ha permesso di poter sperare ancora: “Si è alleviato il dramma tremendo che stiamo vivendo. Perché anche se Carlos ha scelto ancora una volta di vivere in quella “giungla”, lontano da affetti e civiltà, è stato come svegliarsi da un incubo”.

B.R.