Marò, qualcosa si muove

Marò
Massimiliano Latorre e Salvatore Girone (Vincenzo Pinto/Getty Images)

Nonostante siano venute alla luce numerose e chiarissime prove che dimostrano ampiamente l’estraneità dei due marò dalla vicenda per la quale sono accusati di omicidio, la situazione al momento non è cambiata. Qualcosa però inizia a muoversi, almeno dal punto di vista burocratico. Infatti la Corte permanente di Arbitrato (Cpa) dell’Aja che ospiterà il Tribunale che dovrà decidere sulla controversia tra Italia e India ha nominato gli arbitri del contenzioso: sono il coreano Jin-Hyun Paik, il giamaicano Patrick Robinson e il presidente del Tribunale, il russo Vladimir Golitsyn. Questi vanno ad aggiungersi all’arbitro italiano Francesco Francioni e a quello indiano P. Chandrasekhara Rao.

La Corte dell’Aja ha dato notizia della nomina con un comunicato nel quale sintetizza anche la vicenda ad oggi: “Il 26 giugno 2015 l’Italia ha avviato una procedura arbitrale con la notifica della controversia inviata all’India in base all’art. 1 della sezione VII e dell’art. 287 della Convenzione dell’Onu sul diritto del mare. La controversia riguarda un incidente avvenuto a circa 20,5 miglia nautiche al largo delle coste indiane, che ha coinvolto la nave Enrica Lexie, una petroliera battente bandiera italiana, e il conseguente esercizio della competenza penale dell’India nei confronti di due fucilieri della Marina italiana. L’India sostiene che l’incidente in questione riguardi la morte di due pescatori indiani che si trovavano a bordo di un’imbarcazione indiana, il St. Antony, di cui sarebbero responsabili due fucilieri in servizio a bordo della Enrica Lexie, e il conseguente esercizio della competenza indiana”.

Quello che la Corte non può dire è che le prove a discolpa di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ormai sono schiaccianti e che quest’ultimo si trova ancora forzatamente e ingiustamente in India senza la possibilità di fare rientro in patria.

F.B.

Leggi anche:

4 novembre, Mattarella: “Pieno sostegno ai marò”