
Ci sono tante pagine buie nel racconto di Antonio Tagliata. Soprattutto quando spiega come si è procurato l’arma con cui ha ucciso Roberta Pierini, la mamma della sua fidanzatina, e ridotto in fin di vita il marito Fabio Giacconi. “L’ho comprata per 450 euro da uno straniero in piazza Cavour”, ha detto agli investigatori il killer di Ancona. E poi ha aggiunto di averla tenuta nascosta sotto terra, “in un boschetto della città”, per poi farla tornare alla luce poche ore prima di mettere in pratica il suo disegno criminale. La versione non convince chi indaga su questa terribile vicenda. Sembra poco credibile che un ragazzo di diciott’anni possa, da solo, allacciare contatti con elementi della malavita, trovare un accordo e procurarsi una discreta somma di denaro per farsi consegnare una pistola calibro 9×21, con la matricola cancellata, insieme a un piccolo arsenale composto da 86 proiettili e tre caricatori. E allora? Chi ingada è convinto che dietro ci sia qualcos’altro. O meglio, qualcun altro. Un adulto che potrebbe averlo aiutato a trovare l’arma e gli avrebbe consigliato cosa fare, prima e dopo l’efferato delitto.
MD