
Nonostante una Raqqua sotto il fuoco dei raid russi e francesi lo Stato Islamico non sembra intenzionato ad mutare strategie nella comunicazione, mantenendo inalterato – per il momento – il livello di sfida verso l’Occidente e verso il Cremlino. L’Isis torna così a parlare dell’Airbus russo nel Sinai. La rivista propagandistica dello Stato Islamico – Dabiq – pubblicata on line dedica, com’era prevedibile, la copertina e l’articolo di apertura al massacro di Parigi. E torna a parlare, tra le altre, della strage di civili russi di ritorno dal Mar Rosso e con lo stile di sempre: sfida violenta ed irridente, logica propagandistica e puerile. Nell’articolo viene indicata la data del 31 ottobre quando “i soldati del Califfo sono riusciti ad abbattere un aereo russo sopra la Provincia del Sinai. A bordo c’erano più di 220 russi crociati. Tutti morti. E questo è per dimostrare ai russi e ai loro alleati che non avranno pace nei territori e nei cieli dei musulmani. L’uccisione, da parte loro, di decine di persone attraverso i loro raid porterà loro solo disgrazie e verranno uccisi, come loro uccidono. Dio volendo”. Dabiq mostra l’immagine di una lattina, un detonatore ed un apparato elettronico: secondo lo Stato Islamico sarebbe l’ordigno che ha causato il disastro. Accanto a quella della bomba è pubblicata un’immagine del relitto dell’aereo precipitato sulla Penisola del Sinai. A fianco la foto di un passaporto russo, intestato – sempre secondo la versione della rivista – ad un passeggero del volo partito da Sharm El Sheikh. Ecco uno dei “passaporti dei crociati morti ritrovati dai mujahedin” recita la didascalia. Lo Stato Islamico rivendicando l’attentato aveva annunciato che avrebbe svelato il metodo impiegato per causare il disastro. Il Cremlino sembrò non dare peso alla rivendicazione dell’Isis e Putin non si è pronunciato sul disastro aereo fino a ieri, quando ha avuto la certezza che il disastro ha avuto una matrice terroristica riconducibile la Califfato. E ha promesso vendetta. Proprio oggi i media russi hanno fornito dettagli sulla dinamica dell’attentato. La bomba – probabilmente collocata sotto un sedile dell’Airbus – era composta da un chilo di esplosivo estratto da proiettili d’artiglieria e attivato con un timer. Sembra fosse nella parte posteriore vicino alla coda. La deflagrazione avrebbe provocato la «frattura» dell’aereo con oltre 200 a bordo. L’ordigno potrebbe essere stato collocato da un infiltrato che lavorava nello scalo egiziano. La «pista interna» è quella a cui i servizi russi e quelli occidentali danno maggior credito.
ADB