Bataclan: la sorella di un kamikaze scrive al fratello morto

Persone portano fiori e pregano davanti al Bataclan di Parigi (LIONEL BONAVENTURE/Getty Images)

“Ogni santo giorno mi manca qualcosa di te. Non vorrei ammetterlo ma ti assomiglio sempre più: il tuo sorriso, il tuo modo di comportarti, la tua risata, il tuo aspetto, il tuo modo di nascondere quello che provi, o ancora di più la tua generosità. Oggi è un giorno speciale perché è il primo giorno del resto della tua vita. Ti amo e ti amerò sempre fratello mia, gemello mio, mio sangue, mia vita. Ti amo mio Samy”. Questo messaggio è stato postato sui social network dalla sorella di Samy Amimour, uno dei killer del Bataclan. Il post farà discutere, un omaggio al fratello – quello che ricorda lei, non il kamikaze ovviamente – che però non prende le distanze o parla di quanto fatto dallo stesso. Samy Amimour, classe 1987, era un autista di bus a Parigi – la sua città natale – sul quale dal 2013 pendeva un mandato di cattura internazionale: sotto inchiesta per associazione a delinquere con fini terroristici aveva violato la libertà vigilata, sparendo. Nel dicembre del 2014, suo padre Mohamed, un commerciante franco-algerino della banlieue di Parigi, raccontò la sua odissea per andare a riprendere il figlio: 3 settimane di viaggio, dalla Francia al confine turo-siriano fino a Minbej, vicino ad Aleppo, e infine all’accampamento dell’Isis dove si trovava Samy. Inutili i tentativi di convincerlo a tornare dai suoi cari. Cosa è accaduto dopo è cronaca di questi giorni.

L. B.