L’Isis: “Non ci fermeremo sino a quando non sarete sottomessi alla Sharia”

tunisi bus
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Nonostante da  mesi le autorità abbiano condotto operazioni su operazioni contro gli jihadisti nelle città e sui monti in Tunisia i terroristi sono tornati all’assalto ed hanno assestato un altro colpo all’immagine e alla sicurezza del Paese una realtà, vicina Libia,  che viene sempre più coinvolta dalle tensioni proprie della regione meridionale.  Lo Stato Islamico ha rivendicato con un messaggio sul web l’attacco contro il bus della Guardia presidenziale a Tunisi. Il comunicato contiene minacce e la foto del presunto uomo-bomba, Abu Abdallah al Tunsi, che indossa il corpetto esplosivo. Nell’attentato hanno perso la vita dodici militari. “Uno dei cavalieri martiri – affermano nella rivendicazione – è riuscito ad infiltrarsi in un bus e ha fatto esplodere la sua cintura esplosiva per uccidere almeno 20 apostati”. Gli jihadisti dicono che si fermeranno solo quando nel Paese nordafricano sarà instaurata la Sharia di Allah”. L’attentato dell’Isis ha provocato la dichiarazione dello stato d’emergenza e l’adozione di altre misure di sicurezza in un Paese che a marzo ha già subito l’attentato del Bardo, con la morte di 21 turisti e un poliziotto, e  quello di giugno a Sousse in un resort dove sono morte 38 persone.   La forte esplosione di ieri si è verificata nelle ore di punta nella centrale Avenue Mohamed V di Tunisi, vicino all’ex sede del partito del deposto presidente Ben Ali. L’autobus è andato letteralmente in pezzo. Non è chiaro come il kamikaze sia riuscito a salire su un bus militare. L’episodio alimenta timori di infiltrazioni negli apparati di sicurezza. L’organizzazione jihadista dimostra di essere ben radicata: poggia su basi locali e un movimento che ha fornito uomini per la guerra in Siria-Iraq. A complicare le cose in Tunisia anche la presenza di qaedisti che hanno colpito nelle realtà rurali:  alcuni pastori  sono stati sgozzati perché accusati di collaborazionismo con la polizia. Segnali di un fronte in espansione, alle porte di un’Europa che, sul fronte della sicurezza, si sta scoprendo mese dopo mese, sempre meno differente dal Nord Africa.

ADB