
La Corte dei Conti della Toscana ha archiviato l’inchiesta sulle spese del Comune di Firenze negli anni in cui era sindaco l’attuale presidente del Consiglio, Matteo Renzi, comunicandolo agli stessi uffici comunali. Non sarebbero dunque state rilevate spese al di fuori dagli scopi istituzionali, anche se al momento non sono note le motivazioni che hanno portato all’archiviazione della posizione dell’attuale premier. Nello specifico, erano finite sotto la lente di ingrandimento le spese di rappresentanza rendicontate secondo i moduli introdotti dal decreto 138 del febbraio 2012 dall’allora ministro degli interni Cancellieri.
Sulla vicenda scontrini, ‘Il Fatto Quotidiano’ aveva intervistato Lino Amantini, il titolare del ristorante “Da Lino”, a Firenze; questi aveva spiegato: “Matteo era sempre qui, mai solo e portava la qualunque. Amici, familiari. Ricordo benissimo che tre giorni prima di avere l’ultimo figlio venne con l’Agnese qui, aveva il pancione”. Poi aveva detto ancora: “Sa quante tavolate, feste, pranzi e cene di lavoro qui dentro? Un’infinità. E poi si mandava la fattura direttamente in Comune. Infatti da quando Matteo è andato a Roma m’è calato parecchio l’incasso”.
La replica al ristoratore era giunta dallo stesso Renzi: “Io ho messo online tutte le spese, per primo in Italia. E tutte le volte che ho mangiato con mia moglie e la mia famiglia ho pagato di mio, come è ovvio. Sia da Lino che da altri. Peraltro tutte le mie spese dal 2004 al 2013 sono state al vaglio nome per nome, pranzo per pranzo, di Pm e Corte dei conti”. Nei giorni successivi ‘Il Fatto’ aveva insistito sulla vicenda, ponendo a Renzi alcune osservazioni.
Ma il premier aveva replicato determinato: “Quello che mi stupisce è che su una vicenda totalmente inventata io poi devo rispondere più volte. Ci sono i fatti e i fatti sono testardi. Siamo stati i primi a mettere online le spese del comune, il lavoro sulla trasparenze e la pubblicazione dei dati è evidente ed infatti io non avevo la carta di credito del comune”. Per chiedere chiarezza sulla vicenda, il consigliere di Sel, Tommaso Grassi, aveva organizzato un flash-mob in piazza della Signoria e aveva poi occupato gli uffici della direzione generale del Comune.
I precedenti
Non è la prima volta che Renzi è oggetto di attenzione da parte della magistratura contabile: lo scorso febbraio è stato assolto in Appello dalla condanna comminata in primo grado dalla Corte dei Conti con l’accusa di danno erariale; la sentenza riguardava l’inquadramento di quattro persone nelo staff dell’attuale premier all’epoca della sua presidenza della Provincia, nel quinquennio 2004-2009. Renzi venne condannato nel 2011 a 50mila euro di multa, di cui 14mila a suo carico, per un danno erariale quantificato dalla Procura contabile in 2 milioni e 155mila euro.
Un altro presunto danno erariale stimato tra i 200mila e gli 800mila euro, e ancora legato ad assunzioni non regolari, sempre nel periodo in cui era presidente della Provincia di Firenze, viene contestato al premier. Nello specifico, si tratta dell’assunzione di quattro direttori generali, nonostante la legge ne prevedesse solo uno.
GM