
Nel 2014 sono 3.695 le persone che hanno scoperto di essere Hiv-positive, un’incidenza pari a 6,1 nuovi casi di sieropositività ogni 100mila abitanti. Sono questi i dati che emergono dalla ricerca del Centro operativo Aids (Coa) dell’Istituto superiore di sanità, alla vigilia della giornata mondiale per la lotta all’Aids che si tiene il primo dicembre. Nel nostro Paese, dal 1982 a oggi, si registrano oltre 67mila casi di Aids, con circa 43mila pazienti ormai deceduti.
La stragrande maggioranza dei casi di contagio, vale a dire l’84% dei casi, avviene a causa di rapporti sessuali senza preservativo. Quasi tutti i pazienti sono seguiti presso i centri clinici di malattie infettive e sono sottoposti a terapia antiretrovirale. L’Italia è al 12esimo posto tra i Paesi dell’Unione Europea per tasso di incidenza, le regioni più colpite sono il Lazio, la Lombardia e l’Emilia-Romagna, mentre il virus prevale tra gli uomini, con il 79,6% e un’età media di 39 anni, che si abbassa a 36 tra le donne.
Il 27,1% delle persone Hiv-positive è di nazionalità straniera e c’è ancora una grossa incidenza del virus tra la comunità omosessuale: il 40,9% dei contagi per mancato uso del preservativo avviene oggi tra maschi e maschi. Le incidenze più elevate tra stranieri sono state osservate nel Lazio, in Campania, in Sicilia e in Molise e sale la quota di donne infette per rapporti eterosessuali, pari al 36%. Preoccupa infine che poco meno di un quarto delle persone diagnosticate con Aids ha eseguito una terapia antiretrovirale prima della diagnosi.
Ciò è legato “al fatto che una quota crescente di persone Hiv positive è inconsapevole della propria sieropositività. Tra il 2006 e il 2014 è aumentata la proporzione delle persone che arrivano allo stadio di Aids conclamato ignorando la propria sieropositività, passando dal 20,5% al 71,5%”.
GM