
E’ in buone condizioni il capitano navigatore Konstantin Murakhtin, uno dei due membri dell’equipaggio del jet russo abbattuto dalla Turchia perché accusato di aver violato lo spazio aereo al confine con la Siria. L’uomo, che Vladimir Putin ha già onorato della medaglia d’Eroe di Russia, è ricoverato all’ospedale della base aerea di Hmeymim, terra siriana a 30 chilometri dalla Turchia, da dove ha voluto raccontare la propria versione dei fatti.
“Volavamo a seimila metri. Il cielo era limpido. Il missile è arrivato improvvisamente sulla coda dell’aereo” – ha spiegato il capitano navigatore – “Non l’abbiamo proprio visto. Non c’è stato neanche il tempo di fare una manovra. Pochi secondi dopo, già precipitavamo. E ci siamo buttati fuori…”. Murakhtin, che si è miracolosamente salvato al contrario del suo compagno di volo, esclude “che siamo sconfinati in Turchia, nemmeno per un secondo. Si può verificare perfettamente sulle mappe radar dov’è il confine e dov’eravamo noi”.
Murakhtin sottolinea ancora: “Non c’è stato alcun tipo di contatto, non sono arrivati avvertimenti visivi, né via radio. Se i loro F-16 avessero voluto metterci in guardia prima di tirarci addosso, avrebbero potuto affiancarsi. E mostrarsi”. Il militare, spiega il ministero della Difesa, è riuscito a scappare per i boschi tra le montagne controllate dai turcomanni nemici d’Assad ed è stato “recuperato da un’operazione durata 12 ore, un commando congiunto russo e siriano penetrato per 4 chilometri e mezzo nei territori infestati dai terroristi”. La stessa sorte non è purtroppo capitata all’aviatore Oleg Peshkov, che è stato impallinato dalle brigate turcomanne mentre planava col paracadute.
GM