“Il sapore del successo”: recensione

locandina1300Il sapore del successo diretto da John Wells, con Bradley Cooper, Sienna Miller, Riccardo Scamarcio, Lily James, Emma Thompson, Matthew Rhys e Omar Sy, arriva oggi, 26 novembre 2015, nelle sale cinematografiche italiane.

Il film narra la storia dello chef Adam Jones (Bradley Cooper) che aveva tutto, ma lo ha perso miserabilmente. L’ex enfant prodige della scena gastronomica parigina aveva conquistato due stelle Michelin e il suo unico obiettivo era creare delle “esplosioni di gusto”. Peccato però che a causa della dipendenza da alcol e droghe abbia mandato tutto all’aria. Solo dopo essersi ripulito, decide di voler aprire un ristorante tutto suo a Londra e di conquistare l’agognata terza stelletta Michelin. Ecco perché Jones abbandonerà le sue cattive abitudini e tirerà fuori la grinta, avvalendosi soprattutto dell’aiuto della bellissima Helene (Sienna Miller).

Il cuore del film è proprio questo: una seconda occasione professionale, che diviene anche una seconda occasione umana. Già… perché, ne Il sapore del successo non c’è solo l’amore per la buona tavola, ma anche l’importanza di saper cogliere le opportunità che la vita ci riserba.

Dal lato attoriale, Bradley incarna un personaggio rude, bello e maledetto, in perfetto stile chef arrogante e competente alla Gordon Ramsay. Di fatto, alcuni rinomati chef internazionali, come Marcus Wareing e Clare Smyth hanno fornito l’ispirazione per il personaggio di Bradley Cooper, ma l’attore però ha deciso di emulare il genio ribelle di Ramsay nella pellicola… e si vede! Inoltre, il talentuoso Matthew Rhys dà vita a un cuoco pazzo, credibile e carismatico, mentre Daniel Brühl, è bravissimo nonostante sia relegato nel ruolo di direttore di sala.

Da un punto di vista estetico-stilistico, invece, c’è una gran cura nei dettagli, soprattutto nei close-up dei piatti preparati. Quindi, in definitiva, Il sapore del successo pone l’accento sull’arte culinaria, sulla passione che i cuochi hanno nel compiere quotidianamente il loro estenuante lavoro, fatto di orari massacranti e di ritmi molto serrati. Nel film, infatti, trapela la pressione e lo stress dietro ai fornelli, ma anche l’amore per il cibo, attraverso il quale si narrano storie di sconfitta e di crescita personale.

Sicuramente è un’opera che gli amanti del genere apprezzeranno, perché stimola a fare di meglio, ad accettare i propri limiti, a reinventarsi e a collaborare con il prossimo. Il messaggio fondamentale del film infatti è proprio questo: l’unione emotiva e professionale deve essere considerata un valore, perché è la base per divenire consapevoli che non si è mai soli a questo mondo.

Silvia Casini

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