Pressing di Renzi: il Cda di Ferrovie dello Stato si dimette

Matteo Renzi (Sean Gallup/Getty Images)
Matteo Renzi (Sean Gallup/Getty Images)

Il consiglio di amministrazione di Ferrovie dello Stato ha rassegnato le dimissioni, con il conseguente azzeramento dei vertici. La decisione è arrivata poco fa, dopo che nei giorni scorsi il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, al termine del Consiglio dei Ministri, aveva annunciato la privatizzazione del gruppo, spiegando che il 40% della società sarà quotato in Borsa, ma l’infrastruttura di rete, cioè i binari, rimarrà pubblica.

Aveva detto Delrio: “Viene avviata una procedura che tiene presente la complessità della gestione delle Fs e la necessità di aumentare gli obblighi di servizio pubblico”. Secondo il decreto, la cessione del 40% avverrà “attraverso un’offerta pubblica di vendita rivolta al pubblico dei risparmiatori in Italia, inclusi i dipendenti del gruppo Ferrovie dello Stato, e a investitori istituzionali italiani e internazionali, e quotazione sul mercato azionario”.

A imprimere un’accelerazione alla fine anticipata del mandato del Cda è stata la rottura dei rapporti tra i vertici, in particolare l’ad Michele Elia e il governo, azionista di maggioranza per il mezzo del Tesoro. Nei giorni scorsi si era tenuto un incontro a Palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, Elia e il presidente Marcello Messori, alla presenza dell’azionista di Fs, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, in cui si è sancita la necessità di una svolta. Per il dopo-Elia, il nome che ricorre in questi giorni è quello di Renato Mazzoncini, 46 anni, amministratore delegato di Busitalia.

GM