
L’operaio Giuseppe Ghirardini sarebbe deceduto per avvelenamento da cianuro contenuto in una seconda fiala, e non in quella trovata nel suo stomaco che non si sarebbe aperta. Ne sono convinti gli inquirenti che lo scorso 16 novembre, un mese dopo il ritrovamento del cadavere, hanno trovato e repertato tre frammenti di una seconda fiala nei pressi di Case di Viso, in Vallecamonica, dove Ghirardini è stato trovato morto.
L’uomo, questa è l’ipotesi, avrebbe tentato il suicidio ingerendo la prima capsula e, senza risultati, solo in un secondo momento avrebbe ingoiato altro veleno. Al suicidio continua a non credere l’avvocato Marino Colosio avvocato dell’ex moglie dell’operaio. Gli inquirenti stanno verificando che Ghirardini non abbia mandato del denaro all’ex moglie che vive in Brasile prima di morire: sarebbe la prova della volontà di farla finita. I risultati delle indagini nei money transfer della provincia di Brescia sono per ora negativi. L’inchiesta resta aperta per istigazione al suicidio.
MD