Ha un cancro, risonanza prenotata dopo 15 mesi

Risonanza magnetica (MARCOS MORENO/AFP/Getty Images)
Risonanza magnetica (MARCOS MORENO/AFP/Getty Images)

Un cancro da tenere sotto controllo e la prenotazione con impegnativa rilasciata dal medico curante per una risonanza: una prestazione che va effettuata entro 40 giorni, ma un paziente di Jesi si è visto prenotare il controllo a febbraio 2017, vale a dire tra quindici mesi. Come se non bastasse, il primo posto utile gli è stato assegnato a San Benedetto, centodue chilometri di distanza dalla residenza. Un tempo interminabile, a meno che non si ricorra a una prestazione a pagamento.

In quel caso, viene spiegato al paziente, il posto sarebbe disponibile in poche ore. A raccontare la paradossale vicenda, punta dell’iceberg di un piano di riduzione delle liste d’attesa che fa acqua da tutte le parti, una mamma di Monte San Vito pensionata, 900 euro al mese, che si è presentata in ospedale lunedì per suo figlio che poco più di un anno e mezzo fa ha scoperto di avere il cancro e che è in cura presso l’ospedale di Macerata.

“Come? Forse voleva dire 2016? No no 2017, ma se vuole farla a pagamento con 252 euro c’è posto già giovedì, all’ospedale Carlo Urbani di Jesi”, è stata la risposta dell’addetta allo sportello all’anziana donna, che ha spiegato al ‘Resto del Carlino’: “Lo specialista ha prescritto esami del sangue e tac, ma non tollerando mio figlio il mezzo di contrasto è necessaria una risonanza magnetica. L’impegnativa che ho portato personalmente allo sportello ha un codice di proprietà P il che significa, mi hanno spiegato, che quell’esame diagnostico va effettuato entro 40 giorni”.

“E invece mi sento rispondere che non sarà per quest’anno, neppure per il prossimo ma per quello ancora successivo?” – si chiede la pensionata – “Tutto questo con un male che asportato una prima volta a metà dell’anno scorso è tornato fuori circa un anno fa e di nuovo operato a gennaio di quest’anno. Ma la cosa più incredibile è che sono gli stessi medici che invece effettuano in pochi giorni l’esame a pagamento, nelle strutture pubbliche con gli stessi macchinari pagati da tutti noi”.

Esposto al Tribunale del Malato

La donna, che si è subito rivolta al Tribunale del Malato dove il presidente Pasquale Liguori si batte da mesi contro le interminabili liste d’attesa, prosegue: “E’ semplicemente assurdo. Come è ancora più assurdo che chi sta male, debba anche rovinarsi il fegato, imbattendosi in queste ingiustizie. Un fatto del genere va denunciato, non si può più tacere, di chi è la colpa la Regione, lo Stato? Ci debbono delle risposte”.

Ha concluso la pensionata: “Se i medici vogliono guadagnare su queste prestazioni che si realizzino una struttura a parte, privata. Io ho lavorato 44 anni pagando le tasse e ho diritto alle cure, essendo la sanità pubblica. Mio figlio ha un lavoro part-time e per lui 252 euro considerato quanto versa in tasse, sono praticamente uno stipendio. Se non ci fossi io mio figlio non potrebbe neppure garantirsi le cure che non ha certo scelto di fare”.

GM