Strage di Parigi, la rabbia dei famigliari: “Si poteva evitare”

Parigi Terrorismo Hollande
Il presidente Hollande alla cerimonia in onore delle vittime di Parigi (Pascal Le Segretain/Getty Images)

Il giorno in cui la Francia rende solennemente omaggio alle vittime delle stragi di Parigi diventa un giorno ancora più particolare per una serie di motivi: le durissime parole di Hollande nei confronti dell’Isis e dei terroristi, le polemiche di alcune famiglie delle vittime che hanno rifiutato la cerimonia in aperta polemica proprio con il governo francese e la notizia arrivata proprio in queste ore dell’arresto della sesta persona coinvolta negli attentati.

Andiamo con ordine. Il presidente Francois Hollande ha pronunciato parole dure e importanti: “Dopo aver seppellito i morti, ripareremo i torti dei sopravvissuti. La Francia farà di tutto contro il terrorismo, senza pietà, per proteggere i nostri figli. Loro hanno il culto della morte, ma noi, noi abbiamo l’amore per la vita. Nonostante le lacrime, questa generazione è diventata il volto della Repubblica. La Francia resterà se stessa così come l’avevano amata coloro che sono scomparsi. Se ci fosse bisogno di una ragione per restare in piedi, per batterci per i nostri principi e difendere la nazione, la ritroveremo nel loro ricordo”.

Parole che però non hanno incontrato solo favori e consensi. Infatti alcuni parenti delle vittime ritengono tardiva questa presa di posizione da parte di Hollande, dato che un evento simile aveva già scosso la Francia pochi mesi fa con l’attentato di Charlie Hebdo. Jean-Marie Peretti, padre di Aurelie, una delle 89 persone che hanno perso la vita nell’attacco terroristico al Bataclan, ha deciso di disertare la cerimonia di commemorazione motivando così la sua scelta: “Siamo stati invitati dall’Eliseo ma abbiamo deciso di non partecipare. Un Paese che non difende i propri cittadini, dopo non può piangerli. Lo spazio Schengen è un colabrodo, ha fatto passare tutte queste persone che vengono in Europa solo per commettere terribili reati. “. Dello stesso avviso la famiglia di François-Xavier Prévost, anche lui morto al Bataclan. In un lungo messaggio su Facebook sua sorella Emmanuelle Prévost ha scritto: “Nulla è cambiato dalle stragi del Charlie Hebdo. Nulla è stato fatto. Gli stessi uomini che hanno fatto quelle stragi sono stati in grado di rifarlo nuovamente. E’ possibile che persone collegate a una rete terroristica viaggino fino in Siria e poi ritornino liberamente indietro?”. Una polemica molto forte nei confronti del governo francese e un invito a tutte le altre famiglie coinvolte a boicottare la cerimonia. A rafforzare le tesi secondo le quali la Francia poteva fare molto di più per proteggere le vittime e per prevenire gli attacchi arriva la notizia che i fratelli Abdeslam, Abrini e la mente degli attentati, Abdelhamid Abaaoud, figuravano in una lista di 85 “radicalizzati” stilata dai servizi segreti del Belgio e trasmessa alle autorità municipali di Molenbeek addirittura nel giugno scorso. Lo ha confermato all’Afp una fonte rimasta per il momento anonima: “La lista era stata trasmessa nel giugno del 2015 dall’Ocam (Organo di coordinamento per l’analisi della minaccia) al borgomastro di Molenbeek – il sindaco Françoise Schepmans, ndr – e al comandante della polizia locale”. L’Ocam aveva compilato l’elenco dopo lo smantellamento di una cellula jihadista a Verviers, nell’est del Belgio, il 15 gennaio del 2015, una settimana dopo la strage a Charlie Hebdo.

Infine proprio in questa giornata molto particolare è arrivata la notizia dell’arresto del sesto uomo coinvolto nelle stragi. Il fermo è avvenuto durante un’operazione anti-terrorismo a Verviers, in Belgio. L’accusa è tanto chiara quanto pesante: partecipazione ad attività terroristiche e omicidio terroristico. La caccia resta comunque aperta e non solo nei confronti del super ricercato Salah. In Germania, per esempio, proprio in queste ore è stato arrestato un uomo sospettato di aver venduto quattro fucili d’assalto agli attentatori di Parigi.

F.B.