Mentre da più parti giungono in queste settimane, dopo gli attentati di Parigi, richiami a quello che fu il pensiero della scrittrice e giornalista Oriana Fallaci, in un’intervista alla trasmissione ‘Otto e mezzo’ su La7, il direttore responsabile de ‘Il Fatto Quotidiano’, Marco Travaglio, va nella direzione opposta e spiega: “A me dispiace parlare di una persona che non c’è più e che non si può difendere, quindi io mi rivolgo non alla Fallaci che ha scritto quello che ha scritto e pace all’anima sua, ma mi riferisco a quelli che oggi dicono che bisogna chiederle scusa”.
Travaglio ha chiarito: “Bisogna riconoscere che la Fallaci era una grandissima scrittrice, ma non era una grande giornalista perché aveva un rapporto con la verità piuttosto soggettivo. Non c’era intervistato che si riconoscesse nelle interviste, perché intervistava sempre sé stessa. Scriveva da Dio e ciò la autorizzava a dire cose iperboliche tipo ‘Se costruiscono una moschea in Val d’Elsa, vado e mi faccio esplodere dentro’. Insomma, che questa sia la civiltà occidentale che dobbiamo difendere ho i miei dubbi”.
“Queste cose le scriveva la Fallaci e quindi erano una provocazione” – rileva Travaglio – “A me piacciono le provocazioni. Però quello che non era una provocazione era che lei individuava, e lì è stata scambiata per una politologa e non più come una scrittrice, come via per uscire dall’incubo del terrorismo la guerra di civiltà. Purtroppo è stata anche presa in parola”.
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GM
