
“Oggi Bangui diviene la capitale spirituale del mondo. L’Anno Santo della misericordia viene in anticipo a questa terra”. Con queste parole Papa Francesco ha dato il via al Giubileo che ufficialmente inizierà il prossimo 8 dicembre. Il Pontefice alle 17.13 ha fisicamente aperto la Porta Santa della cattedrale di Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana. Prima di questo fondamentale ed estremamente importante gesto il Papa aveva spiegato la sua scelta di recarsi proprio qui: “Questa terra soffre da diversi anni la guerra, l’odio, l’incomprensione, la mancanza di pace. In questa terra sofferente ci sono anche tutti i paesi del mondo che sono passati per la croce della guerra. Bangui diviene la capitale spirituale per la preghiera della misericordia del Padre. Tutti noi chiediamo pace, misericordia, riconciliazione, perdono, amore. Per Bangui, per tutta la Repubblica Centroafricana e per tutto il mondo, per i paesi che soffrono la guerra, chiediamo la pace. Tutti insieme chiediamo amore e pace, tutti insieme: “Ndoye Siriri”. Con questa preghiera cominciamo l’Anno Santo in questa capitale spirituale del mondo oggi”.
Dopo questo discorso a braccio, un’omelia in cui Francesco parla del perdono da accordare ai nemici (“Premunisce contro la tentazione della vendetta e la spirale delle rappresaglie senza fine) e poi si scaglia nuovamente contro chi produce, commercia ed utilizza le armi: “A tutti quelli che usano ingiustamente le armi di questo mondo, io lancio un appello: deponete questi strumenti di morte, armatevi piuttosto della giustizia, dell’amore e della misericordia, autentiche garanzie di pace”.
Infine il Pontefice ha voluto lanciare un grande messaggio di pace rivolgendosi prima di tutto ai tantissimi bambini che vivono nelle baraccopoli e che si sono riversati sulla pista d’atterraggio per salutare il Papa: “Saluto tutti voi che siete qui. Ho letto quello che hanno scritto i bambini: pace, perdono, unità, amore, tante cose…Noi dobbiamo lavorare e pregare e fare di tutto per la pace. Ma la pace senza amore, senza amicizia, senza tolleranza, senza perdono non è possibile. Ognuno di noi deve fare qualcosa. Io auguro a voi e a tutti i centroafricani la pace, una grande pace tra voi: che possiate vivere in pace qualsiasi sia l’etnia, la cultura, la religione, lo stato sociale. Tutti in pace, perché tutti siamo fratelli”.
F.B.