Bertinotti elogia Putin: “Sa scegliere gli alleati giusti”

Fausto Bertinotti (TIZIANA FABI/AFP/Getty Images)
Fausto Bertinotti (TIZIANA FABI/AFP/Getty Images)

Terrorismo e attentati in Francia, riscoperta della leadership di Putin e Natale laico nelle scuole, ma soprattutto le parole del ministro Poletti sull’orario di lavoro: questi gli argomenti toccati dall’ex presidente della Camera, Fausto Bertinotti, nell’intervista a Radio Cusano Campus. Si parte dal presidente russo, Vladimir Putin: “Lui ha un’idea su quello che deve fare. Quale che sia il giudizio, anche il più negativo, sul modo in cui Putin governa il Paese, gli conferisco una capacità importante di operarsi negli interessi di quel Paese stesso”.

“Ad esempio ha scelto gli alleati giusti per combattere il terrorismo, quando l’Occidente ha individuato quelli sbagliati. Ha individuato una efficace linea di intervento contro il terrorismo”, dice Bertinotti. Poi sul Natale laico di Rozzano: “Quel preside, magari ispirato da buona volontà, ha prodotto nocumento a molti. Il rispetto dell’altro non risiede nella negazione della propria storia. Il rispetto degli altri passa dalla tolleranza, che è il rispetto della posizione dell’altro. Mi piacerebbe che ci fossero visibili nel Paese anche le manifestazioni religiose degli islamici o delle altri fedi”.

Le parole più dure Bertinotti le riserva al ministro Poletti: “Stiamo tornando indietro, si stanno mettendo in dubbio tutti i diritti acquisiti nel corso degli anni. Il pagamento orario determina un elemento uguale per tutti, che è l’ora lavorata. L’elemento orario introduce l’uguaglianza a parità di lavoro e parità di salario. Al carattere eguale dell’orario, poi, viene aggiunto il carattere differenziato della qualità lavorativa. Io in un’ora non guadagno gli stessi soldi se faccio il manovale o l’operaio specializzato. L’ora è uguale per tutti, ma c’è una differenza in base alla qualifica lavorativa”.

Bertinotti parla da ex sindacalista: “Dal punto di vista della storia della contrattazione l’ora è sempre stato un riferimento non esclusivo ma se viene tolto questo elemento si cade nell’assoluta discrezionalità, perché allora quantità e qualità non vengono più controllate da un esercizio di contrattazione che riguarda tutti i lavoratori. L’impresa si troverebbe a pagare i lavoratori secondo le sue discrezioni. Discrezioni che chiamerà merito”.

Infine, Bertinotti conclude: “Ci sono parole avvelenate: la condizione di precarietà nasce sulla parola flessibilità, che sembrava alludere ad una maggiore possibilità dei lavoratori di disporre del proprio tempo. Questa idea, però, come tutte quelle che si spostano verso la dimensione individualistica, è destinata a far franare l’idea di civiltà. Il lavoratore rischia di essere non più persona ma semplicemente un’appendice dell’azienda”.

 

GM