Morte Salini, chiarite le cause dell’incidente

Claudio Salini (Youtube)
Claudio Salini (Youtube)

Emerge la verità riguardo il decesso dell’imprenditore nel settore costruzioni e grandi opere, Claudio Salini, rimasto vittima di un incidente stradale mortale. Secondo le conclusioni della consulenza dell’ingegner Mario Scipione sulla dinamica della carambola, la Porsche 911 dell’imprenditore viaggiava a circa 190/200 km/h quando si è accartocciata su un albero dopo aver sbandato, complice anche un avvallamento del manto stradale. La perizia – che ha escluso le ipotesi di sabotaggio dei freni e della centralina della vettura – è ora nelle mani del pubblico ministero Alberto Liguori.

Per evitare tragedie simili, nei giorni successivi all’incidente, il Comune ha autorizzato i lavori di copertura del dosso, cancellando in questo modo tracce che potrebbero essere utili per il prosieguo delle indagini. La scelta di coprire il dosso è stata molto contestata. Sembra che dopo settimane di colpevole negligenza, i cartelli a ridosso dell’avvallamento che potrebbe aver fatto sbandare la Porsche 911 di Salini siano comparsi solo il giorno successivo all’incidente e che a tal proposito sia stato anche posto un segnale di limite di velocità a 30 all’ora.

Diversi gli elementi che avevano avallato la pista del sabotaggio: innanzitutto, la Porsche 911, acquistata di recente, era rimasta parcheggiata per un mese nel complesso residenziale dove Salini abitava, a Porta San Sebastiano. C’è poi il particolare che il 16 settembre l’imprenditore avrebbe dovuto testimoniare nella prima udienza del processo contro tre casertani che aveva fatto arrestare. I carabinieri che avevano messo le manette ai tre avevano spiegato che il gruppo “stava già effettuando gli appostamenti per il rapimento lampo”. Tra i tre, c’era Federico Laugeni, 52enne imprenditore casertano, titolare della Cogel, ditta di impiantistica.

 

GM