
Vertice sulla sicurezza molto teso nelle scorse ore a Rovigo, per far fronte all’allarme-furti nelle ultime settimane. Alla fine il tavolo ha deciso: niente esercito, come richiesto dal primo cittadino Massimo Bergamin, ma un piano di controlli a tappeto da effettuare in particolare in prossimità delle feste natalizie. A scaldare il clima, sono in particolare i rilievi fatti dal questore Rosario Eugenio Russo: “Ad ottobre e novembre scorsi in città ci sono stati 226 furti, meno rispetto ai 290 nello stesso periodo 2014”.
Ma i cittadini avvertono comunque un forte senso di insicurezza, per cui Russo chiarisce: “A Rovigo i numeri parlano chiaro, ma c’è una contraddizione rispetto a quello che accade. È la percezione della sicurezza a cambiare”. Il questore avverte i cittadini: “Mi dicevano che qui si dormiva con le porte aperte, non si può più farlo. Le porte vanno chiuse. Non si può nel 2015 ancora lasciare la borsa con tutti i documenti e 500 euro in un portafoglio che dopo pochi minuti viene presa dal ladro, non si può tenere un esercizio commerciale aperto”.
“Chiediamo da parte dei cittadini maggiore attenzione e metter in campo delle difese” – è l’appello di Russo – “Questa è la realtà in cui viviamo: purtroppo ci sono bande di criminali che provengono dai paesi dell’Est, soprattutto slavi e romeni, che in una giornata fanno il raid di tutto il Veneto”. Sulla stessa lunghezza d’onda il Prefetto Francesco Provolo: “I cittadini per essere più sicuri devono sentirsi aiutati da tutti e non solo dai numeri perché se io non mi sento sicuro non posso lasciare la borsetta nella macchina con le chiavi attaccate al cruscotto ed aperta o il panificio completamente aperto”.
La reazione di Zaia
Alle parole di questore e prefetto di Rovigo risponde direttamente il governatore del Veneto, Luca Zaia: “Non vogliamo un Paese in cui i cittadini debbano tenere una pistola nel comodino, chiudersi in casa per difendersi, mettere le sbarre alle finestre o spendere migliaia di euro per un sistema d’allarme efficace. Lo Stato non abdichi al proprio ruolo e garantisca sicurezza, non solo con leggi severe ma anche con la garanzia che siano i banditi, una volta catturati, a vivere dietro le sbarre, non la gente perbene costretta a difendersi”.
L’affondo di Zaia è però rivolto in particolar modo al governo Renzi: “Lo dico da tempo e rinnovo ancora l’appello: caro Governo, sveglia! Lo Stato che vogliamo è quello presente tra la gente, vicino alle sue esigenze primarie, tra cui la sicurezza. Non sia mai che i cittadini debbano difendersi da soli, non solo con sistemi d’allarme, bensì con le armi. Questa non è l’idea di governo del territorio che abbiamo in mente”.
GM