
Il giallo di Ylenia Carrisi sembra non volersi concludere. Il caso, risalente al settembre del 1994, è ritornato in auge alcuni mesi fa grazie a delle indagini condotte da un detective statunitense che riteneva di essere arrivato ad un punto di svolta della vicenda.
Secondo Dennis Haley, questo il nome del detective, Ylenia Carrisi uccisa da un camionista americano a Holt, in Florida durante un viaggio on the road attraverso il paese.
Hanley – come aveva riportato il resto del carlino – ha ricostruito la vicenda partendo da altri fatti di cronaca che sembravano apparentemente distanti. Un ruolo chiave lo aveva giocato Keith Jesperson, il serial killer canadese condannato a 6 ergastoli per avere ucciso almeno 8 donne: “Jesperson spesso firmava i suoi delitti- ha raccontato il detective – con una faccina sorridente. Lo chiamavano ‘The happy face killer’. Raccoglieva le sue vittime nei bar e sulle autostrade mentre faceva il camionista. Aveva ucciso una ragazza in Florida proprio nello stesso periodo e in più di una conversazione sosteneva che la ragazza abbandonata a Holt si chiamava Suzanne o Suzette, non ricordava bene, era certo che facesse l’autostop quando l’ha raccolta. Gli ho mostrato una ventina di foto e lui ha scelto subito Ylenia a colpo sicuro.”
Nell’ultimo mese il caso era stato riesumato anche dal programma Chi l’ha visto che aveva comparato sia l’identikit che il vestiario di Ylenia con gli indizi raccolti dal detective.
È stato così disposto l’esame del dna per capire se il cadavere fosse proprio quello della primo genita di Al Bano e Romina: l’indagine sembrava andare verso un epilogo fino alla doccia fredda di qualche ora fa: il responso del dna ha dato esito: la donna uccisa non è Ylenia.
LC