
Una bandiera dello Stato Islamico è apparsa a Sabratha, a ovest di Tripoli, località che ha un sito archeologico patrimonio dell’umanità Unesco. La cittadina si trova a circa cento chilometri dal confine tunisino ed è la prima volta che una bandiera del Califfato viene fatta sventolare così a ovest. Secondo i media libici, pick up armati con la bandiera nera dell’Isis sono piombati nel centro della città, piazzando dei checkpoint; i guerriglieri “sembravano tutti di nazionalità tunisina”. In seguito a “una trattativa con il consiglio municipale – reclamavano tre miliziani rapiti – hanno lasciato il centro della città”.
Aumenterebbe dunque l’influenza dello Stato Islamico in Libia, proprio quando la disponibilità di Mosca ad aiutare l’Italia “a risolvere il problema della Libia” aveva fatto esporre Renzi che chiedeva di rivedere e annullare le sanzioni contro Mosca. Tra l’altro è delle scorse ore la notizia che il califfo Abu Abr al-Baghdadi, ritenuto il capo carismatico ed indiscusso dell’Isis, dopo essere stato ferito in un raid aereo iracheno lo scorso ottobre, sarebbe transitato in Turchia, dove è stato curato, dopo un trasferimento fatto “dalla Cia in coordinamento con i servizi di intelligence turca“, quindi sarebbe stato portato a Sirte, capoluogo del Califfato nel paese nordafricano e città natale dell’ex dittatore Muammar Gheddafi.
Lo Stato Islamico deve però fare anche i conti con dure perdite: il suo ‘ministro delle Finanze’, Abu Saleh, è stato ucciso a fine novembre in un raid della coalizione a guida Usa in Iraq. Lo riferisce, in un briefing al Pentagono, il generale Steve Warren: “Insieme a lui sono morti anche due esponenti di spicco della rete finanziaria dell’Isis”. La notizia è stata poi ritwittata dal’inviato speciale di Obama per la coalizione anti-Isis, Brett McGurk. “Confermato: la morte del ministro delle Finanze Abu Saleh e altri due esponenti come parte della campagna della coalizione per distruggere le infrastrutture finanziarie dell’Isis”.
Inoltre, secondo quanto riferisce il New York Times, il Pentagono sta valutando l’ipotesi di costruire nuove basi militari in Africa, sud-ovest asiatico e Medio Oriente, nell’ambito di un’operazione tesa a intensificare l’azione contro i nuclei jihadisti presenti in quelle aree e facenti riferimento all’Isis.
GM