Banca Etruria e gli affari del cardinal Bertone

Il cardinal Bertone (ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images)
Il cardinal Bertone (ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images)

Nel fascicolo della procura di Civitavecchia sul fallimento della Privilege yard spa con l’ipotesi di bancarotta fraudolenta ci sarebbe anche la corrispondenza tra uno degli indagati, Mario La Via, e il cardinale Tarcisio Bertone, all’epoca segretario di Stato vaticano e al centro di altre polemiche per il suo giro d’affari. Secondo quanto riporta il quotidiano ‘Libero’, l’alto prelato utilizzava le casse dell’azienda sull’orlo del collasso come un bancomat per un gran numero di “erogazioni” di beneficenza, soprattutto nei confronti del Movimento dei Focolari e dei Salesiani, l’ordine a cui lo stesso Bertone appartiene.

Sulla vicenda stanno indagando il sostituto procuratore Lorenzo Del Giudice e gli investigatori della Guardia di finanza: in sostanza la Privilege yard avrebbe dovuto costruire yacht ma ha chiuso i battenti senza averne realizzato nemmeno uno. Nel frattempo, Banca Etruria, una delle popolari salvate dal governo Renzi, il cui ddl è stato criticato da correntisti e piccoli risparmiatori, ha concesso alla finanziaria di Privilege 34 milioni di euro. L’azienda avrebbe dovuto restituirne 30 entro il 31 dicembre 2014, ma due giorni prima l’istituto bancario decise di prolungare i termini del rientro di 18 mesi per evitare di inserire nel bilancio del 2014 quei soldi come “sofferenza”.

Quell’apertura di credito appare poco chiara, così come poco chiare appaiono per la procura le posizioni dell’ex ad della società, Mario La Via, appunto. Il presidente della Privilege Yard era un generale della Guardia di finanza in pensione, l’ottantenne Giovanni Verdicchio. Coinvolti nella vicenda anche gli avvocati Giulio Simeone e Giorgio Assumma e i due figli venticinquenni di La Via, Maria e Guglielmo.