
I carabinieri del Ris non hanno portato buone notizie al muratore di Mapello Massimo Giuseppe Bossetti che si trova in carcere dal 16 giugno dell’anno scorso per l’omicidio della giovane ginnasta Yara Gambirasio. Dall’integrazione dei dati già a disposizione delle parti è emerso infatti che sui 15 campioni analizzati furono fatte 103 analisi e in 71 casi il risultato fu interpretabile e si trattava del Dna di ‘Ignoto1’, in altri 32 il risultato non fu interpretabile. Quattordici amplificazioni, oltre a quelle alle quattro contenute nei dati grezzi a disposizione delle parti dal 4 dicembre concludevano allo stesso modo: quel Dna era di Ignoto1.
“Dati immutabili – hanno spiegato i capitani del Ris Fabiano Gentile e Antonio Staiti – una volta eseguite, le analisi sono registrate e non più modificabili”. La bufera era però già scoppiata quando gli avvocati di Bossetti erano insorti accusando la Procura di aver “voluto cambiare le carte in tavola”, depositando in extremis nuovi elementi che i loro esperti non avrebbero avuto il tempo di analizzarle a dovere. “E’ un modus operandi della Procura quello di far vedere qualcosa e nascondere altro”.
I legali Claudio Salvagni e Paolo Camporini, dubitano “dell’attendibilità e genuinità” di quei dati e sdegnosamente hanno rinunciato al controesame dei due ufficiali. “Nessun dato nuovo – ha replicato con flemma il pm Letizia Ruggeri -, ma solo dati ulteriori e tutto era già nella relazione del Ris”. I dati grezzi, ha sottolineato il magistrato, erano stati chiesti dalla difesa, sono stati “un approfondimento” e le parole dei legali “sono al limite della calunnia”, tanto che il pm ha chiesto la trasmissione del verbale d’udienza alla Procura per valutare eventuali reati. Per i difensori, però, i dati grezzi sono da considerarsi “inutilizzabili”, perché le modalità con le quali sono stati depositati costituiscono una “lesione del diritto di difesa” e , in sostanza, “non ci fidiamo”, hanno argomentato gli avvocati.
Non sono stati d’accordo i giudici della Corte d’assise di Bergamo: quei dati sono utilizzabili, depositati tempestivamente e vanno respinte anche le altre richieste dei difensori, compresa quella di potere vedere “tutti i reperti”. Ha poi deposto il tenente colonnello Marco Pizzamiglio, responsabile della sezione di biologia del Ris di Parma che prese in esame la relazione dei suoi colleghi, ne valutò la coerenza con gli atti di supporto e si trovò “completamente d’accordo” con gli estensori. Domanda della difesa che troverà spiegazione nelle prossime udienze: per le analisi può accadere che si utilizzi un polimero scaduto? Risposta: “Anche se accadesse esistono dei sistemi, imposti dalla certificazione vigente, con cui si può rivedere l’accertamento e verificarne la validità”. L’ufficiale ha spiegato che spesso le case produttrici mettono una scadenza breve per il kit per il Dna per incrementarne l’acquisto.
Il 16 dicembre deporranno i carabinieri che si sono occupati di analizzare le immagini delle telecamere di sorveglianza che hanno ripreso quel furgone, che l’accusa ritiene essere di Bossetti, aggirarsi intorno alla palestra da cui scomparve Yara il 26 novembre di cinque anni fa. Questo per quanto riguarda il processo, mentre fuori dall’aula in cui si sta celebrando il processo per l’omicidio di una ragazzina di 13 anni da un profilo Facebook si pubblicizza una presunta raccolta fondi per i famigliari del muratore in carcere e si offrono gadget con il logo ‘Je suis Bossetti’ su tutine per bambini, tazze, cover per cellulari. Cosa ben diversa dal sostegno che qualcuno ha voluto, anonimamente, fornire attraverso un sacerdote a Marita Comi e i figli.
MD