
Il caso della morte di Trifone Ragone e Teresa Costanza, i due fidanzati uccisi a Pordenone nel marzo scorso, sembra passare sempre più per il rapporto tra Giosué Ruotolo, unico indagato per il duplice omicidio, e la fidanzata. In particolare, sotto la lente di ingrandimento c’è da settimane un messaggio istantaneo inviato su Whatsapp dalla giovane al suo fidanzato: “Amore, hai fatto qualcosa che non mi hai detto?”. Nel contempo sembra che dopo l’omicidio ci sarebbe stata la cancellazione in simultanea dei messaggi dai telefonini dopo l’omicidio e la distruzione dei dati informatici.
Una decina di giorni fa, la fidanzata di Ruotolo è stata sentita nella caserma dei carabinieri di Somma Vesuviana per 5 ore e 45 minuti in qualità di persona informata sui fatti. Gli inquirenti stanno analizzando anche i contenuti del computer e del telefono cellulare della giovane ed è probabile che le abbiano anche chiesto delucidazioni su alcuni capi di abbigliamento del suo fidanzato, in particolare la tuta acetata che secondo i suoi inquilini avrebbe indossato la sera dell’omicidio e che adesso non si trova.
Fonti investigative descrivono la giovane come una ragazza che non lasciava pace a Ruotolo, gelosa ed estremamente possessiva perché insicura a causa del rapporto a distanza. Proprio questo rapporto potrebbe avere innescato nel militare dei meccanismi che lo hanno portato a uccidere Trifone e Teresa, come per liberarsi di un peso. Nei giorni scorsi, intanto, il settimanale ‘Giallo’ aveva sostenuto la tesi dell’omosessualità di Ruotolo e che proprio la sua gelosia nei confronti dell’ex commilitone sarebbe il movente del delitto. Gli stessi magistrati avrebbero chiesto al 26enne originario di Somma Vesuviana delucidazioni sulle voci “da caserma” sulla sua omosessualità presunta; Ruotolo però avrebbe detto di non essere a conoscenza di queste voci e avrebbe comunque smentito di essere gay.
GM