Caso Cucchi: “Ecco perché i medici non erano da assolvere”

Stefano Cucchi
Stefano Cucchi (Web)

Un altro capitolo sul caso del povero Stefano Cucchi è stato aperto ieri con le parole del Procuratore Generale della Cassazione Nello Rossi. Nella sua requisitoria il pg ha commentato positivamente la notizia che la procura di Roma abbia fatto richiesta di incidente probatorio nei confronti di alcuni carabinieri chiedendo al gip una nuova perizia medico-legale sulle lesioni patite da Cucchi subito dopo l’arresto. Rossi poi ha parlato senza tanti giri di parole dei referti dell’ingresso del ragazzo nella struttura protetta dell’ospedale romano Pertini: “Devono essere considerati come un capitolo clamoroso della sciatteria e trascuratezza dell’assistenza riservata a Cucchi al Pertini”. Il sostituto procuratore generale ha dunque chiesto l’annullamento con rinvio dell’assoluzione di cinque medici prosciolti in appello. Si tratta nello specifico dei medici del Pertini Aldo Fierro, Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis e Silvia Di Carlo. Poco dopo è arrivata la decisione della Cassazione, che ha annullato l’assoluzione di 5 medici, disponendo un appello-bis per omicidio colposo.

Ecco perché non erano da assolvere

Come spiega il procuratore Rossi “a fronte dell’estrema e vistosa magrezza di Cucchi al suo arrivo al Pertini (tale da costringere a praticargli le iniezioni di antidolorifico sul deltoide e con aghi più piccoli del normale) e delle sue condizioni di paziente fratturato e cateterizzato, all’esame obiettivo eseguito, dalla dottoressa Caponnetti poi assolta anche dal reato di falso ideologico perché ritenuta solo superficiale, Cucchi risultava così descritto: condizioni generali buone, stato di nutrizione discreto, apparato muscolare tonico, apparato urogenitale con nulla da rilevare”. Insomma qualcosa evidentemente non torna se si pensa anche al fatto che Cucchi in quel momento pesava soltanto 34Kg e che “nonostante il suo stato complessivo e nonostante avesse il catetere inserito dal medico dell’ospedale Fatebenefratelli viene qualificato all’ingresso come un soggetto in buono stato sul quale non c’è nulla da rilevare neppure in ordine all’apparato urogenitale”.

La reazione dei parenti

Il procuratore ha parlato anche di “un’opera di verità alla quale hanno diritto sia i parenti della vittima che i cittadini”. Proprio i parenti di Stefano Cucchi hanno commentato per voce della sorella Ilaria la vicenda: “Oggi sento per la prima volta parlare di violentissimo pestaggio e viene da chiedermi come c’entra questo con la caduta nominata nella perizia. Qualcuno oggi dovrebbe delle scuse. Quello che spero è che adesso si faccia chiarezza sugli aspetti medico legali e su quanto consulenti della procura e periti della corte abbiano segnato le sorti di sei anni di processo per la morte di mio fratello”.

F.B.

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