
Josè Salvador Alvarenga è sopravvissuto per 15 mesi in mare aperto, dal 21 dicembre del 2012 al 30 gennaio 2014 alla deriva nell’Oceano Pacifico: era partito dalle coste messicane per pescare in giornata e fare ritorno, ma per colpa di un’avaria del motore e di un’improvvisa tempesta era rimasto alla deriva con il suo aiutante, Ezequiel Cordoba, fino a quando non ha raggiunto l’atollo di Ebon, che si trova addirittura a 6.700 miglia dal punto di partenza.
La sua vicenda ricorda molto da vicino quella del protagonista di “Cast away”, film del 2000 diretto da Robert Zemeckis e interpretato da Tom Hanks e diventerà presto un libro scritto da un giornalista del ‘Guardian’, basato su 44 interviste. Inoltre, la storia di Alvarenga è talmente incredibile che potrebbe arrivare proprio sul grande schermo: il naufrago ha raccontato che l’aiutante pescatore sarebbe morto per disperazione e si sarebbe rifiutato di mangiare pesci e carne d’uccello cruda, nonché di bere urina e sangue di tartaruga.
Alvarenga ha spiegato di non essere riuscito da subito ad abbandonare il cadavere del compagno, che soltanto dopo qualche giorno è stato affidato alle acque dell’Oceano. La famiglia di Cordoba accusa invece il naufrago di cannibalismo e per questo ha chiesto un risarcimento di un milione di dollari. Accuse che però il legale di Alvarenga respinge al mittente e accusa i familiari di Cordoba di voler lucrare su questa vicenda.
GM