
Respinta la richiesta di domiciliari per padre Gratien Alabi, indagato per la scomparsa di Guerrina Piscaglia, della quale non si ha più traccia da un anno e mezzo, e ora in carcere da qualche mese. Il sacerdote congolese chiedeva di disporre per lui gli arresti domiciliari nel convento dei Premonstratensi di Roma, ma per la Corte d’Assise di Arezzo tale richiesta non potrà essere esaudita fino a quando non sarà disponibile un braccialetto elettronico. La vicenda è paradossale: il tribunale del Riesame di Firenze ha concesso a padre Gratien i domiciliari, ma non è appunto disponibile il braccialetto elettronico.
Da qui la richiesta dei legali del sacerdote, Riziero Angeletti e Francesco Zacheo, di concedere al loro assistito i domiciliari anche senza il dispositivo. Il prelato è in carcere da fine aprile e il processo per per l’omicidio di Guerrina Piscaglia inizierà domani. Per padre Gratien non ci sarebbe pericolo di fuga, come sottolineato anche dal Riesame di Firenze, in quanto “non sono documentate complicità” che potevano farla supporre.
Guerrina Piscaglia è scomparsa da Ca Raffaello, frazione del comune di Badia Tedalda, in provincia di Arezzo. A portare gli inquirenti sulle tracce del prelato sarebbero state le dichiarazioni del marito della 50enne, Mirko Alessandrini, che ha parlato di una cena a casa sua, la sera prima della scomparsa, a cui avrebbero partecipato il frate, la donna, un misterioso venditore ambulante e un altrettanto misterioso personaggio che il marito della signora scomparsa non conosceva.
GM