Banca Etruria in crisi elargiva premi a dipendenti e dirigenti

Banca Etruria
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Dalle ispezioni della Banca d’Italia nei confronti di Banca Etruria, una delle quattro banche “salvate” dal governo Renzi, emerge che il 27 novembre 2013, con l’istituto in piena crisi, che affonda rapidamente verso il baratro, il suo consiglio d’amministrazione “ha elargito 2,1 milioni di euro di premi per il personale per il conseguimento di traguardi importanti”. Inoltre, “negli ultimi cinque anni gli emolumenti per tutti i membri del cda ammontano a 14 milioni di euro”. Per questa ragione, l’ispettore della vigilanza Giordano di Veglia ha chiesto l’avvio di una procedura di sanzione per anomalie nelle “politiche e prassi di remunerazione e incentivazione” del gruppo bancario e ora tutto il Cda rischia la multa

Nei giorni scorsi, la Procura di Arezzo aveva deciso di vederci chiaro sulla relazione di Bankitalia che nel febbraio scorso decise il commissariamento dell’istituto bancario toscano. In sostanza, secondo il dossier degli ispettori inviati da Palazzo Koch, pratiche di finanziamento per 185 milioni si sarebbero svolte in situazioni di conflitto d’interessi, generando 18 milioni di perdite. Quindi la relazione metteva sotto la lente di ingrandimento le posizioni dell’ex presidente di Banca Etruria Lorenzo Rosi e l’ex membro del Cda Luciano Nataloni.

I due dirigenti sono accusati di omessa comunicazione del conflitto di interessi in relazione all’articolo 2391 del codice civile, secondo il quale “l’amministratore deve dare notizia agli altri amministratori e al collegio sindacale di ogni interesse che, per conto proprio o di terzi, abbia in una determinata operazione della società, precisandone la natura, i termini, l’origine e la portata”. Nella sua relazione, infine, Bankitalia contestava un “buco” di circa tre miliardi di euro, da ripianare con le obbligazioni subordinate, ma ne avrebbe sconsigliato la vendita ai piccoli risparmiatori.

 

GM