
Il Cardinale Bertone si dice totalmente ignaro del pagamento di 200 mila euro giustificati da parte della Fondazione Bambin Gesù per un investimento di marketing “Anche la presidente, Mariella Enoc, in un colloquio che abbiamo avuto il 15 dicembre, ha riconosciuto la mia totale estraneità nellavicenda dei versamenti compiuti dalla Fondazione. E io mi sono impegnato a devolvere una donazione volontaria, con i miei soldi, per sostenere un progetto di ricerca sulle malattie rare. Un versamento a titolo di beneficenza all’ospedale che è vittima di una operazione illecita compiuta da altri a mia insaputa”, così dichiara al Corriere della Sera, il Segretario di Stato Vaticano che ribadisce “mi dispiace che passi una raffigurazione totalmente contraria ai miei sentimenti, al mio Dna, alla mia esperienza di salesiano e di pastore”. Bertone sottolinea di aver sborsato di tasca sua 300 mila euro “secondo le fatture che mi aveva mandato il Governatorato: ho pagato, ripeto, con i miei risparmi, per la ristrutturazione di un appartamento che non è di mia proprietà e resterà al Governatorato”. Il cardinale esprime tutto il suo rammarico per la diffamazione terribile che questo caso ha creato: “con i soldi del Bambin Gesù hanno pagato la ristrutturazione dell’appartamento di Bertone!”. Ci si chiede allora, visto che non c’è stato nessun coinvolgimento, perché è stata fatta dallo stesso cardinale la donazione. “Perché io ho fatto tanto per il Bambino Gesù – si difende – nella mia vita, soprattutto come segretario di Stato. Come salesiano sento una attenzione particolare per i bambini e i ragazzi, tanto più per i malati. E dopo tutto il lavoro, tutte le iniziative, mi dispiaceva passare davanti all’opinione pubblica come uno che ha danneggiato l’ospedale. Non potevo accettare che si dicesse una cosa del genere”. Il caso sembra essersi così chiuso e queste le parole della dottoressa Enoc per il gesto compiuto: “la ringrazio molto per la donazione che vorrà fare al nostro ospedale. Con questa donazione i nostri ricercatori daranno un nome a malattie rare da cui sono affetti oggi circa cinquanta bambini. Dare un nome vuol dire fare diagnosi e rendere possibile la cura. Di questo è informato l’ospedale e ne saranno informati i mezzi di stampa”.
Roberta Garofalo