
Le affermazioni di Podemos e Ciudadanos, capaci di conquistare rispettivamente una settantina e una quarantina di seggi, mettono in netta crisi il sistema bipolare spagnolo: questo il quadro che emerge dalle elezioni politiche svoltesi ieri nel Paese iberico e che conferma sostanzialmente quanto avvenuto in tutta Europa con le forze tradizionali legate a popolari e socialisti che pagano pesantemente il dazio della crisi e delle politiche filoeuropeiste.
Primo partito si è confermato il Pp del premier uscente Mariano Rajoy, che ottiene il 28,7% dei voti e 123 seggi su 350 nel nuovo Congresso di Madrid, ma perde in pratica un terza della propria forza parlamentare. Secondo il Psoe, che si attesta intorno al 22% e raccoglie 90 deputati, rischiando di essere scavalcato da Podemos, il partito degli indignados guidato da Pablo Iglesias, sopra al 20% con 69 deputati e i consensi triplicati rispetto alle europee dello scorso anno. Il quarto partito è il centrista Ciudadanos di Albert Rivera, crollato nei sondaggi nelle ultime due settimane ma che comunque raccoglie circa il 14% dei consensi e appunto quaranta deputati.
Di fronte a questa frammentazione, che di fatto garantirebbe soltanto un governo di ‘grosse-koalition’ sull’asse tra popolari e socialisti, il presidente Mariano Rajoy ha assicurato che cercherà di formare un governo stabile, “di cui la Spagna ha bisogno”. Il premier ha spiegato: “Cercherò accordi, dialogherò ma nell’interesse del Paese, gli spagnoli hanno fatto tanti sacrifici, ora dobbiamo perseverare, mentre so che molte persone sono in difficoltà e bisogna creare nuovi posti di lavoro. La Spagna ha bisogno di stabilità, sicurezza, certezza e fiducia”.
Il leader dello Psoe, Pedro Sanchez, da parte sua ritiene che spetti ai popolari tentare di formare il governo, mentre da Ciudadanos fanno sapere di ritenersi ago della bilancia. Risulta invece difficile l’accordo tra i popolari e il presidente secessionista catalano Artur Mas, mentre l’asse tra socialisti e Podemos sembra destinato a restare un’utopia. Ciò nonostante, il numero due del partito degli indignati, Inigo Errejon, esulta: “Crediamo che la Spagna sia cambiata. Già a maggio 2011 dicemmo che cominciava a cambiare. È finito il bipartitismo, c’è un’apertura e la Spagna già è un’altra. Il partito sarà all’altezza delle ansie di cambiamento della nostra gente. Podemos sarà lo strumento politico fondamentale perché in Spagna si chiuda la porta alla corruzione e alla diseguaglianza “. Gli stessi concetti sono stati poi ribaditi da Pablo Iglesias.
GM