Parla “l’untore” di Roma: “L’amore si fa in due”

Test dell'Hiv (Kevork Djansezian/Getty Images)
Test dell’Hiv (Kevork Djansezian/Getty Images)

Valentino, il 30enne romano che sapeva di essere sieropositivo dal 2006 al 2014 ma ha continuato a pretendere e ottenere rapporti sessuali non protetti con diverse donne e per questo motivo è stato arrestato con l’accusa di “lesioni personali gravissime e insanabili”, non ci sta a passare per “untore” e davanti al pubblico ministero Francesco Scavo si difende così: “Non fatemi passare per un mostro. In alcuni casi avrò agito d’impulso, forse con leggerezza. In altri però avevo avvertito le partner della mia sieropositività. Alcune ragazze le avevo messe in guardia. E comunque l’amore si fa sempre in due”.

Secondo le accuse, “l’untore” ha contagiato quindici partner e, indirettamente, anche due uomini, vale a dire gli attuali compagni di due delle donne infettate. A inizio mese, in concomitanza con la giornata mondiale per la lotta all’Aids, un appello era giunto dalla trasmissione di Raitre ‘Chi l’ha visto?’: “Ragazze, se avete fatto sesso con un ragazzo che si chiama Valentino. T, contattateci subito”. A incastrare il giovane anche una conversazione in chat su Whatsapp con una delle sue donne nel corso della quale Valentino nega di essere sieropositivo.

“Sono stato contagiato da giovanissimo, ma non volevo vendicarmi. Ora, però, ho capito i miei errori”, ha spiegato “l’untore”, anche se la Procura non gli crede e ritiene che fosse “era come preda di una foga bulimica di appagamento sessuale”. Intanto, il Tribunale del riesame ha respinto la sua richiesta di scarcerazione e Valentino resta a Regina Coeli con l’accusa di lesioni gravissime.

GM