
Una morte improvvisa ha sconvolto Sarego, paese vicentino dove una dottoressa, Anna Massignan, abitava insieme al compagno. La donna è morta proprio il giorno di Natale a 34 anni, mentre il bambino che portava in grembo è ricoverato in condizioni disperate all’ospedale San Bonifacio. Anna sarebbe diventata mamma il 14 gennaio. Secondo una prima ricostruzione il 23 dicembre è scivolata dalle scale mentre era in casa. Portata all’ospedale è stata ricoverata per controllare che la caduta non avesse avuto conseguenze per il bambino. Anna sarebbe dovuta tornare in ospedale alle 13 del giorno di Natale. La donna però ha iniziato a sentirsi male, con febbre alta e dolori. Immediatamente è stato disposto un nuovo ricovero e le sono stati effettuati degli esami senza evidenziare particolari situazioni di rischio. Anche le condizioni del bambino sembravano buone. Tuttavia nel giro di pochi minuti la situazione è precipitata, tanto che i medici hanno deciso di praticare un parto cesario d’urgenza per provare a salvare entrambe le vite. Durante l’operazione sono sopraggiunte ulteriori complicazioni. La dotoressa ha avuto un’emorragia che si è rivelata devastante. Per diversi minuti le sono state praticate trasfusioni ma tutte le terapie sono state inutili. Il suo cuore ha smesso di battere poco dopo le 16. Nel frattempo altri medici curavano il piccolo, nato in condizioni critiche. Tuttavia la sofferenza nella fase precedente al parto avrebbe seriamente compromesso le sue condizioni senza lasciargli speranze di sopravvivenza.
Il padre, Andrea Zambotto, ha chiamato un sacerdote e il bambino che lotta ancora tra la vita e la morte ha così potuto ricevere il nome che i genitori avevano scelto: Leonardo. La perdita della dottoressa Massignan lascia un vuoto incolmabile. Era conosciuta e apprezzata da tutti sia per la sua professionalità sia per le sue doti umane. «Era il meglio che un genitore potesse desiderare. Sorridente, allegra, sempre contenta ma la sua virtù migliore era l’umiltà» dice disperato il padre. «Aveva scelto di fare il medico di famiglia proprio perché il rapporto con i pazienti è continuo e più stretto.Diventare medico era stato il sogno della sua vita e si vedeva che ci teneva tantissimo. Per lei era una ragione di vita, piango una collega e una persona eccezionale» la ricorda così il dottor Antonello Lovato, medico di famiglia, che un anno fa l’aveva accolta nel suo studio.
Brunella Rossi