Delitto di Teresa e Trifone, passi avanti decisivi nell’indagine

Teresa e Trifone
Teresa e Trifone (Web)

L’omicidio di Trifone Ragone, 29 anni, e della sua compagna Teresa Costanza, 30 anni è avvenuto nel marzo scorso. Ad oggi il caso è ancora aperto e per mesi si sono seguite piste e indizi spesso rivelatesi infondate. La novità del giorno però è piuttosto significativa e riguarda l’arma con la quale i due giovani sono stati freddati nella loro auto nel parcheggio davanti al Palazzetto dello Sport di Pordenone. Prima di capire cosa sia stato scoperto facciamo però il punto della situazione su questo difficile caso per il quale rimane unico indagato Giosuè Ruotolo, 26enne ex commilitone ed ex coinquilino di Trifone.

Cosa è accaduto in quelle ore

Innanzitutto cosa è accaduto poco prima dell’omicidio dei due ragazzi? Alle ore 17 Trifone raggiunge la palestra direttamente dalla caserma De Carli insieme ad un amico. Alle 17.55 Teresa lascia l’ufficio in cui lavora dicendo di essere in ritardo per un appuntamento. Tra le 18.20 e le 18.30 la ragazza arriva alla palestra in cui il fidanzato si sta allenando. Alle 19 saluta Trifone e va a fare la spesa in auto. Alle 19.30 rientra nella palestra mentre Trifone sta finendo la sua sessione di training. Alle 19.50 il ragazzo esce dalla struttura insieme ad un amico, lei lo aspetta sulle scale. I due salutano il terzo uomo e vanno in auto. Solo otto minuti dopo, alle 19.58 arriva la chiamata al 112: un’istruttrice di judo ha visto i due corpi all’interno della macchina.

Le piste seguite dagli inquirenti

Le piste sono state e sono tutt’ora molteplici. Proviamo a riassumerle. Innanzitutto quella passionale che è duplice. Da un lato l’ipotesi della vendetta di un corteggiatore di Teresa allontanato in malo modo da Trifone. Dall’altro lato una donna innamorata del ragazzo e non ricambiata. Una pista porta alla mala dell’est che si sarebbe vendicata per un qualche sgarro nell’ambito dello spaccio di anabolizzanti nelle palestre o di quello della movida milanese. C’è poi l’ipotesi del ricatto legata al ruolo di accompagnatore di donne mature che in passato aveva avuto Trifone. Infine c’è la via che porta alla malavita organizzata dato che uno zio di Teresa fu vittima in passato di lupara bianca ad Agrigento, mentre Trifone era nipote di un generale della Guardia di Finanza che ha combattuto a lungo la Sacra Corona Unita. C’è poi il ruolo di Ruotolo che secondo indiscrezioni giornalistiche potrebbe nascondere un’omosessualità e un amore non ricambiato per Trifone.

Le nuove scoperte degli inquirenti

In base alle ricerche dei carabinieri del Nucleo investigativo di Pordenone sul lotto a cui apparteneva la Beretta 7,65 usata dall’assassino dei fidanzati sarebbero emersi diversi elementi. L’arma, ritrovata nel laghetto del parco di San Valentino (il 18 settembre il caricatore, il giorno successivo il resto dell’arma) era stata venduta insieme ad altre sei semiautomatiche da un’armeria di Cremona durante il Ventennio fascista. La pistola, un modello brunito del brevetto 1915/19, riverniciata di nero per coprire le tracce di ruggine, era uscita dalla fabbrica nel 1922 ed era poi finita all’Armeria Galli Giuseppe di Cremona. Il problema però è che i registri che avrebbero potuto portare al primo possessore dell’arma sono bruciati in un incendio. Dunque ora tutte le informazioni scoperte sulla Beretta che ha ucciso Trifone e Teresa rischiano di essere inutili, ma rappresentano comunque un decisivo passo in avanti nelle indagini.

F.B.