
Gigi Buffon si comporta da numero uno non solo sul rettangolo verde ma anche in campo imprenditoriale. Non tanto per i risultati quanto per l’atteggiamento. Negli ultimi 5 anni, il numero uno juventino ha bruciato oltre 20 milioni di euro per ‘tenere a galla’ la Zucchi, azienda tessile nella quale era entrato nel 2009, in ‘rosso’ dal 2011. L’ingresso del portierone bianconero nel capitale della Zucchi era stato di un 2%, partecipazione poi salita all’11%, al 19% e infine alla quota di maggioranza del 56,3%. Dal 2011 i ricavi dell’azienda sono in calo: perdite per 40 milioni di euro circa, capitale eroso e debiti bancari oltre gli 85 milioni. In questa situazione, Buffon si è comportato da capitano nel migliore dei modi: ha sostenuto la Zucchi – evitandone la liquidazione – con due aumenti di capitale, investendo oltre 20 milioni di euro per non lasciare senza lavoro gli oltre mille dipendenti e cercare di salvare un brand del ‘made in Italy’. Un atteggiamento inusuale visto che, solitamente, nell’ambiente imprenditoriale molti ‘capitani’ preferiscono abbandonare la nave per primi, piuttosto che mettere in salvo l’equipaggio o trovare un ‘porto sicuro’, come accaduto alla Zucchi. La scorsa settimana è stato sottoscritto l’accordo di ristrutturazione del debito bancario, premessa all’ingresso dei francesi del fondo Astrance Capital: con un aumento di capitale da 10 milioni, controlleranno Zucchi, tramite una nuova società. Buffon rimarrà della partita ma come socio di minoranza: una ‘panchina’ che forse non dispiacerà al portiere della Nazionale.
L. B,