
C’è un fermato per il decesso di Luca Tromboni, proprietario di una ditta di viti e bulloni, ucciso a colpi di arma da fuoco nelle prime ore del mattino, il 20 marzo dello scorso anno. In manette è finito infatti Sandro Tromboni, fratello della vittima: su di lui si erano concentrati i sospetti degli inquirenti sin da subito, ma solo al termine di complesse e minuziose indagini i carabinieri del Nucleo Investigativo hanno demolito l’alibi dell’uomo.
La gestione della ditta che produce viti dal 1967, anno in cui il padre, ora 81enne, aveva fondato la società, era dell’uomo assassinato e del fratello ed era stata la madre dei due, che vive all’interno del comprensorio in cui si trova anche l’azienda ed era andata a verificare se il figlio avesse dormito nel capannone, a fare la macabra scoperta. Nell’azienda non mancava nulla e alla vittima non era stato portato via nemmeno il portafogli che teneva in tasca, inoltre i due colpi di pistola esplosi, uno al petto e l’altro alla testa dell’imprenditore, facevano pensare a un’esecuzione.
Col passare dei giorni, però, erano emersi antichi dissapori familiari e le indagini si erano concentrate sul fratello. Proprio sul pc dell’uomo, peraltro, erano state rinvenute tracce di ricerche e approfondimenti su armi da fuoco e altro, il che farebbe pensare a un delitto meditato dal tempo. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa dal Gip del Tribunale di Milano, su richiesta della Procura della Repubblica.
GM