
Emergono nuovi particolari dalla confessione dello studente universitario Manuel Foffo, 30 anni, figlio di un assicuratore molto noto in zona, uno dei due assassini di Luca Varani, 23 anni, ucciso in un appartamento del quartiere Collatino, alla periferia di Roma, perché – ha spiegato il suo aguzzino – “volevamo vedere l’effetto che fa”. Il giovane ha sottolineato nel corso dell’interrogatorio: “Ricordo solo che la morte è sopravvenuta dopo tanto tempo e Luca ha sofferto molto. Lo abbiamo davvero torturato”.
Era stato lo stesso Foffo a chiamare in causa il suo complice Marco Prato: “Ammetto di aver ucciso il ragazzo che avete trovato nel mio appartamento” – ha detto davanti ai carabinieri – “L’ho fatto insieme con il mio amico Marco Prato. Abbiamo usato due coltelli e un martello. Io ho colpito Luca al collo e forse anche in altre parti del corpo”. Poi l’inquietante ammissione, riportata oggi da alcuni quotidiani: “Abbiamo passato la giornata e dormito con il morto in casa”. Per entrambi gli assassini di Luca Varani, il pm Francesco Scavo ha chiesto al gip Riccardo Amoroso la convalida degli arresti e l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.
E’ sconcertante la lucidità del racconto di Manuel Foffo, che contrariamente al suo amico Marco, che è omosessuale, ribadisce la propria eterosessualità: “È iniziato tutto settimane fa, quando io e Marco ci siamo organizzati per trascorrere del tempo insieme. Facevamo uso di cocaina entrambi. Ci siamo chiusi in casa mercoledì 2 marzo. Non abbiamo mai mangiato né dormito. E abbiamo chiamato più volte lo spacciatore per farci portare la cocaina. Quanti grammi non so, ho speso 1500 euro. Abbiamo bevuto fino a scoppiare. Volevamo vedere fino a dove resistevamo”.
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GM