
Sono cominciate in mattinata e proseguiranno per un paio di giorni le udienze al Tribunale internazionale dell’Aja sul caso dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Poco fa è intervenuto l’ambasciatore italiano, Francesco Azzarello, il quale ha ribadito davanti alla Corte internazionale che Girone “è costretto a vivere a migliaia di chilometri dalla sua famiglia, con due figli ancora piccoli, privato della sua libertà e dei suoi diritti”.
“Il danno ai suoi diritti riguarda l’Italia, che subisce un pregiudizio grave e irreversibile dal protrarsi della sua detenzione, e dell’esercizio della giurisdizione su un organo dello Stato italiano”, ha rilevato l’ambasciatore, ricordando che i due fucilieri di marina coinvolti nell’incidente dell’Enrica Lexie mentre erano in servizio antipirateria per conto dello Stato italiano godono dell’immunità. Inoltre, Azzarello ha accusato l’India, che “non ha rispettato nemmeno il principio basilare del giusto processo” e cioè quello di “formulare un capo d’accusa”. L’ambasciatore ha infine evidenziato che, considerato che il procedimento arbitrale sul caso marò “potrebbe durare almeno tre o quattro anni”, Salvatore Girone rischia di rimanere “detenuto a Delhi, senza alcun capo d’accusa per un totale di sette-otto anni”, determinando una “grave violazione dei suoi diritti umani”. Non si è fatta attendere la risposta dell’India che ovviamente boccia su tutta la linea le idee italiane: “C’è il rischio che Girone non ritorni in India nel caso venisse riconosciuta a Delhi la giurisdizione sul caso. Sarebbero necessarie assicurazioni in tal senso”. Rassicurazioni che finora l’India reputa del tutto “insufficienti”.
La sentenza arriverà tra un mese circa, mentre proprio in queste ore si apre a Bruxelles il 13esimo vertice Ue-India, in cui i presidenti del Consiglio europeo Donald Tusk e della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, e il premier indiano Narendra Modi, si dovrebbero confrontare su diversi temi, dalla lotta contro l’estremismo e la radicalizzazione fino alla riapertura dei negoziati per un accordo commerciale. Proprio su quest’ultimo punto, l’Italia ha polemizzato negli anni scorsi, chiedendo la sospensione dei negoziati fino a quando la vicenda dei due marò non sarà risolta.
GM