
I giudici della Corte d’Assise di Bergamo hanno emesso pochi istanti fa la sentenza del processo per l’omicidio di Yara Gambirasio, che vede Massimo Bossetti, il muratore di Mapello unico imputato per il delitto. Stamattina i giudici si erano riuniti in Camera di Consiglio per stabilire se l’uomo, in carcere ormai da due anni, è il responsabile di quell’atroce delitto. La sentenza, letta davanti a telecamere e microfoni spenti, quasi un controsenso per un caso giudiziario che ha catalizzato per anni l’attenzione dell’opinione pubblica, è stata di ergastolo
Stamattina Bossetti ha rilasciato delle dichiarazioni spontanee prima che i giudici si riuniscano in camera di consiglio. “Non vedevo il momento di poter parlare” – ha detto Bossetti rivolto ai giudici della Corte d’Assise di Bergamo – “non vedevo l’ora di potervi guardare negli occhi per spiegarvi che persona sono, che non è quella che è stata descritta da tanti in quest’aula”. Quindi il muratore di Mapello ha sottolineato: “Non sono un assassino”. Poi ha aggiunto: “Sarò uno stupido, sarò un cretino, sarò un ignorantone ma non sono un assassino: questo deve essere chiaro a tutti. Quello che mi viene attribuito è vergognoso, molto vergognoso”.
“Ancora oggi vi supplico, vi imploro, datemi la possibilità di fare questa verifica, ripetete l’esame sul Dna, perché quel Dna trovato non è il mio. Se fossi l’assassino sarei un pazzo a dirvi di rifarlo”, ha detto ancora Bossetti, che infine ha lanciato un appello ai giudici: “È impossibile, molto difficile assolvere Massimo Bossetti, ma se mi condannerete sarà il più grave errore del secolo”. L’imputato ha concluso il suo intervento ringraziando i giudici “per l’attenzione e la pazienza”.
La ricostruzione dei fatti
La 13enne Yara Gambirasio scomparve il 26 gennaio 2010 a pochi metri da casa, a Brembate di Sopra, nel Bergamasco, poi il suo corpo viene scoperto in un campo distante una decina di chilometri da lì, tre mesi dopo, il 26 febbraio 2011. Il primo sospettato di quell’omicidio fu il manovale marocchino Mohamed Fikri, incastrato da una errata traduzione, poi grazie a un intenso lavoro per comparare il Dna dell’assassino con quello ritrovato sul corpo privo di vita della ragazzina si giunge all’arresto di Massimo Bossetti, figlio illegittimo di Ester Arzuffi una casalinga di Gorno.
E’ il 16 giugno 2014: da quel giorno, il caso Yara diventa il caso Bossetti, sposato e padre di tre figli. Nel corso del processo, infatti, emergeranno vicende parallele all’omicidio, si parlerà di tradimenti e si entrerà nella sfera personale della coppia, mentre non mancheranno insulti e aggressioni nei confronti dei familiari dell’imputato. Fino alle settimane scorse, quando è arrivata la requisitoria del pubblico ministero, Letizia Ruggeri, che aveva chiesto il carcere a vita.
Marco Orrù