
È la notte seguente alla tragedia ad Amatrice, ma la paura non si placa. Qualcuno speranzoso guarda il cellulare cercando conforto nei dati che emergono dal sito del Centro Nazionale Terremoti. Le scosse sono di bassa entità, sembra essere ritornato tutto nella norma, quando d’improvviso la terra trema di nuovo pesantemente e il paese crolla nello sconforto più totale. Al mattino quando i primi raggi del sole bagnano le inermi macerie della città ci sono nuove storie da raccontare e un bilancio che cresce sempre più, che raggiunge l’Aquila ed ha addirittura la maledetta voglia di superarlo.
Tra i tanti cumuli di Amatrice c’è una casa crollata e un ragazzo peruviano di 20 anni che viene estratto dalle macerie. A raccontare l’accaduto ci pensa Fernando Scasciafratti, cantoniere che lavora nella provincia di Rieti e che ieri era lì, sul posto per offrire il suo prezioso contributo: “Ieri ero qui, una casa era crollata e si sentivano dei lamenti, ho dato una mano a salvare il ragazzo. Quando l’ho visto mi è venuto spontaneo baciarlo e dirgli che era tutto finito. Mentre era in barella per farlo distrarre gli ho chiesto per quale squadra tifasse. Adesso dobbiamo fare una ricognizione generale nelle strade del paese, per segnalare eventuali dissesti”. Intanto ad Amatrice si continua a scavare, con il cuore, con la disperazione, con la voglia di chi vuole a tutti i costi strappare dalle braccia della morte un po’ di vita.
Antonio Russo