Ieri il giorno del dolore, ma tra le macerie di Amatrice ci sono ancora vittime

Dolore ai funerali ad Amatrice (Giuseppe Bellini/Getty Images)
Dolore ai funerali ad Amatrice (Giuseppe Bellini/Getty Images)

Si continua a scavare tra le macerie dell’Hotel Roma di Amatrice, uno dei simboli della tragedia del terremoto che ha colpito i Monti della Laga. Poco fa, è stato recuperato un nuovo corpo senza vita, il sesto e ultimo tra quelli individuati nei giorni scorsi all’interno di una delle camere crollate. A rendere possibile il ritrovamento e il successivo recupero è stato a un minuzioso lavoro di intelligence delle squadre Usar (Urban search and rescue) dei vigili del fuoco.

Tra le vittime recuperate nelle scorse ore, c’è anche Alba Pazienti Tontini, una donna di Anzio, vedova di Ottone Tontini dell’omonima famiglia di armatori molto conosciuta nella cittadina. L’anziana donna aveva raggiunto insieme alla figlia e due nipoti Amatrice, qualche ora prima della potente scossa. Resta incerto il numero dei dispersi, mentre il bilancio ufficiale parla di 293 vittime accertate. Ieri nel frattempo è stato il giorno del dolore con i funerali di Stato celebrati ad Amatrice, non senza qualche polemica per la scelta antecedente di spostare le salme a Rieti.

I funerali ad Amatrice

Al rito funebre, officiato dal vescovo di Rieti, Domenico Pompili, e concelebrato da monsignor Konrad Krajewski, l’elemosiniere del Papa che Francesco ha inviato per donare ai parenti delle vittime dei rosari benedetti, hanno preso parte anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il premier Matteo Renzi. Duro il monito del vescovo nell’omelia: “La ricostruzione non sia una querelle politica o una forma di sciacallaggio”.

“Disertare questi posti sarebbe come ucciderli due volte”, ha aggiunto, osservando che “Non sono i terremoti ad uccidere ma l’opera dell’uomo”. Quindi ha sottolineato come “Dio non puo’ essere utilizzato come capro espiatorio, ma occorre guardare a lui come strada di salvezza”. L’invito è a “evitare di accontentarsi con risposte patetiche al limite della superstizione addebitando al destino o alla sfortuna” il dramma del terremoto. Infine un pensiero a Santo Padre: “Ringraziamo il Papa e lo aspettiamo”.

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GM