Jung-myung Lee è il più celebre scrittore coreano. I suoi libri hanno venduto centinaia di migliaia di copie in patria e stanno ottenendo sempre maggior fortuna in Italia e all’estero. Infatti, per Frassinelli è uscito da poco La regola del quadro, un romanzo potente ispirato alle vite di due famosi pittori realmente esistiti nella Corea del Settecento.
Si tratta di un affresco storico minuzioso, ma anche di un delicato racconto del legame profondo tra due artisti dal destino diverso, e la soluzione (una delle tante possibili), della oscura scomparsa di uno dei due. E ve lo diciamo a gran voce: se avete amato La ragazza con l’orecchino di perla e Il nome della rosa, allora questo romanzo fa proprio al caso vostro, perché è ricco di personaggi indimenticabili e narra una storia avvincente e misteriosa.
Non è un caso che le abilità immaginifiche di Jung-myung Lee abbiano ispirato il telefilm in venti episodi Painter of the wind e il film Portrait of a beauty, entrambi incentrati sull’enigmatica figura di Sin Yunbok. Figura che imparerete a conoscere bene ne La regola del quadro, così come Kim Hongdo, un altro famoso pittore, che per l’intera narrazione, cercherà di scoprire chi, tra gli allievi dell’Accademia Reale d’Arte, abbia avuto il coraggio di fare un ritratto decisamente particolare e inedito, considerato osceno per i costumi dell’epoca.
L’incipit della storia lascia presagire sin da subito una certa vena poetica e un tono nostalgico, perché Kim Hongdo non riesce a smettere di pensare a un volto, l’unico che non abbia mai potuto, né voluto cancellare, quello che tanti anni prima gli era comparso davanti alla Reale Accademia di Pittura.
A quel tempo, Kim era considerato un maestro insuperabile, vezzeggiato dall’ambiente di corte e circondato da uno stuolo di studenti. Nessuno dei quali pareva all’altezza del suo straordinario talento. Finché una mattina non comparve il viso dolce e innocente dell’adolescente Sin Yunbok, che non solo aveva doti artistiche eccezionali, ma anche il coraggio di rompere i tabù imposti dalla legge, dipingendo il corpo femminile, e andando incontro a una condanna pesantissima.
Ma perché Kim Hongdo assunse le sue difese rischiando la sua stessa vita? Che cosa legava i due pittori oltre l’amore per l’arte? Quale mistero aleggiava intorno alla figura di Sin Yunbok, fin dalla sua nascita, che solo Kim Hongdo poteva dissipare?
E già… c’è qualcosa di strano in Sin Yunbok che è stato uno dei più noti pittori della dinastia Joseon. Nacque nella seconda metà del XVIII secolo, e spesso ritraeva scene di vita quotidiana in maniera realistica, senza disdegnare la rappresentazione di scene erotiche. Ecco perché, in un secondo momento, venne espulso dall’Accademia Reale di Pittura. Ma non è tutto… su di lui aleggiava una leggenda, data per veritiera da molti. Secondo alcuni, infatti, dietro la fatale bellezza e il suo enorme talento, si celava un segreto inconfessabile; un segreto che fece sorgere parecchi dubbi: era un uomo o una donna?
Jung-myung Lee prova a rispondere a questa insidiosa domanda proponendo ne La regola del quadro un tema molto caro a Shakespeare, quello del travestimento, dove il mito androgino, la purezza dell’arte, il rigore culturale, l’innesco dell’ambiguità fanno da sfondo alle vicende umane narrate. Qui, infatti, gli accadimenti storici sono la tela che mostra le pulsioni sotterranee dei protagonisti, tant’è che il famigerato rapporto allievo-maestro alla fine andrà in crisi e porterà a galla sentimenti profondi.
Ed è proprio con un inteso approfondimento dei caratteri che Jung-myung Lee offre ai lettori un’opera dettagliata ed emotivamente toccante, dove il sensibile si mescola all’erotismo blando, alla cura maniacale per i particolari d’ambiente e ai tabù della Corea del XVIII secolo, quando l’espressione artistica era considerata un’occupazione esplicitamente maschile a cui le donne non potevano minimamente accedere.
Di fondo, La regola del quadro è un romanzo ricco e complesso che dà vita, forma e voce a Kim Hongdo e a Sin Yunbok, che pur essendo così diversi per i soggetti rappresentati e per le tecniche utilizzate, erano entrambi due figure geniali che portarono sulla scena della Corea del XVIII secolo, un vento di cambiamento. Non era soltanto il loro stile pittorico a essere differente, ma anche le loro vite. Kim Hongdo era ligio al dovere, Sin Yunbok spesso ritraeva soggetti considerati troppo sensuali dai benpensanti. Ma chi era veramente Sin Yunbok?
Questo libro offre una spiegazione plausibile sulla sua enigmatica figura, nonché una descrizione cavillosa di un tempo in cui le donne, nella società orientale, venivano rilegate a ranghi considerati inferiori. Il mondo dell’Accademia era infatti per soli uomini. Si trattava di un ambiente elitario pieno di regole ferree. Una tra tutte? Era proibito usare il colore, perché passionale e conturbante. Ecco perché Sin Yunbok suscitava aspre polemiche.
Per giunta, La regola del quadro cerca di fare luce su un doppio omicidio, quando tanti anni fa, morirono due pittori, un quadro scomparve e di una bambina se ne persero addirittura le tracce. Ma che hanno a che fare tutti questi tremendi eventi delittuosi con Sin Yunbok?
In conclusione, se siete amanti dell’arte e di imperscrutabili storie in costume che non disdegnano atmosfere più intime, e se soprattutto avete uno spirito romantico, allora La regola del quadro non vi deluderà, perché saprà incantarvi con un melò struggente fatto di pathos e sguardi languidi dirompenti, con un sottofondo epico per nulla scontato.
Silvia Casini
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