“L’uomo che cade” quella straziante immagine che non dimenticheremo – VIDEO

(Websource/archivio)

11 settembre. Quindici anni sono trascorsi dal giorno più tragicamente memorabile di un secolo ancora giovane. Una tragedia impossibile da dimenticare perché imprevedibile, fuori dalle logiche conosciute in occidente: un omicidio – suicidio di dimensioni apocalittiche, nelle forma più tremenda e spettacolare, in una città che è un mondo a sé e, allo stesso tempo, capitale del mondo. Il luogo scelto per il disastro era la chiave di volta di un incubo gigantesco: il World Trade Center, le Torri Gemelle. 110 piani e 415 metri di altezza che non esistono più. Degli edifici resta il ricordo e infinite immagini: l’impatto, il crollo, la spettrale nuvola di polvere. Dopo migliaia di giorni da allora, un numero di giorni che ha doppiato le 2.749 vittime di quell’incubo, un immagine rimane a significare quello che accadde e, allo stesso tempo ne rivela l’abissale mancanza di senso. E’ l’immagine di un uomo che cade nell’abisso. Una serie di fotogrammi ritraggono un dramma privato, perfino intimo, all’interno un disastro che è stato lo specchio di un intero mondo allo sbando. E’ una delle 200 persone che si lasciarono cadere preferendo il salto nel vuoto alle fiamme o alla morte da asfissia per il fumo degli incendi. Una scelta disperata, preceduta da momenti terribili in cui le persone sul ciglio dell’abisso hanno ripensato alla loro vita, ai loro cari. Hanno sperato e infine capito che non potevano sperare. Non più. L’immagine di quell’uomo sembra racchiudere l’estrema dignità di che vuole compiere una scelta, l’ultima, in un disastro fuori da ogni immaginazione. Non sappiamo il nome dell’uomo che cade. Mai lo sapremo. E’ una nemesi che non può avere nome: parla dell’estrema fragilità umana di fronte all’incomprensibile, al dolore, alla violenza e alla morte. Ma, insieme alla fine ci consegna anche il senso di un’accettazione silenziosa e di un’umanità indistruttibile. Nel vuoto, per brevi istanti, egli non sembra più cadere ma passare oltre il disastro. Nel giorno in cui il mondo fini sottosopra la dignità silenziosa e inestinguibile di quell’uomo è sembrata salire verso l’altro non meno rapidamente del corpo che cadeva in basso.

Armando Del Bello