Che Emanuela Nava sia una scrittrice capace di fatare adulti e bambini, non ci sono dubbi. L’avevamo capito già con L’uomo che lucidava le stelle e con Il cielo tra le sbarre, e ora con L’albero e il bambino compie un altro piccolo meraviglioso prodigio. Si tratta di una fiaba costruita con i toni della grazia, con un sottofondo potente, ricco di messaggi ecologici.
Nel libro, infatti, viene descritta l’amicizia speciale tra un bambino, pieno di creatività e fantasia, e il suo amico albero, saggio e generoso. Un legame arricchito dalle splendide illustrazioni di Desideria Guicciardini che ammantano il racconto di un’aurea quasi eterea, di un misticismo che accompagna i dialoghi brevi e fulminei, nonché i protagonisti fino alla loro reciproca maturità.
È un’opera letteraria educativa che insegna ai bambini il rispetto per Madre Natura, nonché l’importanza del valore della memoria.
E già… perché questa struggente storia di formazione contiene simboli ancestrali e la poesia evocata dalla semplicità della narrazione, in realtà, esprime un senso più sottile, più intimo e profondo dell’esistenza umana.
L’incipit dà proprio l’idea di una favola classica. “C’era un albero e c’era un bambino…”
E l’albero è forte e silenzioso. Ogni giorno, osserva il bambino inventarsi un gioco nuovo. Passano le stagioni e, mentre le foglie crescono, muoiono e rinascono, il bambino diventa grande. Parte per un lungo viaggio, ma sa che il suo amico sarà sempre lì ad aspettarlo.
Nel tempo libero, infatti, il ragazzino si trasforma in un giovane esploratore e si diverte all’ombra delle sue fronde. Imita gli animali ai quali il potente albero offre riparo o sostentamento, come gufi, cinciallegre, picchi, ecc.
Il loro rapporto diviene sempre più saldo, persino con l’adolescenza, ma quando il bambino ormai adulto, saluterà il suo verde compagno di avventura per intraprendere la carriera di marinaio, riceverà una dolce e inattesa sorpresa.
Proprio come ne Il barone rampante di Italo Calvino, qui, l’albero diviene un rifugio incantato, e mentre il tempo scorre, il ragazzino scruta i segni di morte e di rinascita del mondo: le foglie, i fiori, i frutti sui rami, ecc.
Ed è così che comprende il ciclo della vita, perché in natura “tutto va e tutto torna”.
Ed è con questo impasto morbido che L’albero e il bambino, edito da Il battello a vapore, si configura come una lettura emozionante, adatta a grandi e piccini di tutte le età, perché la storia dà voce anche a un importante valore umano, ovvero che noi siamo la nostra memoria.
Infatti, in sintonia con il film Inside Out, Emanuela Nava ci suggerisce che è con il ricordo delle persone amate, passate ormai a miglior vita, che possiamo e dobbiamo costruire il nostro presente e il nostro futuro. In fondo, al cuore è proibito dimenticare. Il principio educativo consistente nel rammentare tutto l’amore ricevuto dai nostri cari, ci fa inevitabilmente divenire creature-archivio, dotate di anima e sangue.
Non possiamo sfilare via le ore dei giorni, cancellando il nostro ieri, perché noi siamo la summa dell’affetto imbastitoci addosso: il bacio della buonanotte dei nostri genitori, le carezze dei nostri nonni, i pomeriggi imbevuti di giochi semplici e spensierati, i sogni del nostro magico “Io” bambino.
Quindi, che siate adulti o meno, poco importa… leggetevi questa meravigliosa storia, o leggetela ai vostri figli e nipoti, perché guardare il mondo con attenzione e sensibilità, significa essere in grado di scorgere sempre lo straordinario nell’ordinario; significa diventare completi, con un cuore capace di guardare avanti e di sorridere al passato. In definitiva, significa toccare con mano la nostra sacra felicità.
Silvia Casini
© Riproduzione Riservata