Ci sono libri potentissimi, il cui incipit è una sorta di canto delle sirene, un richiamo profetico a cui è impossibile sfuggire. Già… esistono libri che in realtà sono sortilegi: incantano sin dalla prima pagina. È il caso de Il cormorano di Stephen Gregory (pubblicato da Elliot edizioni e tradotto con solerzia da Daniela e Monica Pezzella) e vi avvisiamo: non appena lo avrete tra le mani, non potrete fare altro che immergervi nella storia e finirla tutta d’un fiato.
È un romanzo ipnotico che unisce brillantemente il genere horror di Edgar Allan Poe, l’indagine psicologica di Patrick McGrath, il tono straniante di Lovecraft e il gusto gotico di Alfred Hitchcock.
In sostanza, è un’opera da non perdere assolutamente, perché tra grandiosi colpi di scena, favolose descrizioni naturalistiche di un Galles vivido e selvaggio e atmosfere inquietanti, scoprirete la dannazione, la malvagità e forse finirete nel gioco imbastito dallo scrittore, quello di confondervi le idee. Ebbene sì… a tratti vi mancherà il respiro e vi sentirete confusi; vi domanderete qual è la realtà e quale la finzione e forse inizierete addirittura ad avere le allucinazioni, proprio come il protagonista principale.
Ovvio che c’è da spaventarsi. Ovvio che finirete per subire tutta la fascinazione di una storia dark, ma terribilmente avvincente. Ma in fondo non è questo il dovere dei libri? Suscitare emozioni, sconvolgere e restare impressi nella mente?
Quindi, tenetevi pronti, perché con uno stile raffinato, dettagliato e decisamente cinematografico (non a caso la BBC ne ha tratto un film con Ralph Fiennes intitolato The cormorant), Stephen Gregory vi regalerà un impasto narrativo pieno di terrore e di sfumature gotiche, descrizioni di un paesaggio dominato dal mare d’Irlanda e una profonda caratterizzazione psicologica dei personaggi.
Insomma, un piccolo gioiello letterario, la cui trama all’inizio vi sembrerà semplice, ma in realtà nasconde dinamiche intime e una ferocia strisciante e disumana.
In pratica, il libro narra le vicende di John che riceverà in eredità un cottage nel nord del Galles dal vecchio zio Ian. Per lui e sua moglie Ann, si tratterà di un autentico colpo di fortuna. Così, lasceranno l’insoddisfacente vita di città per cominciare una nuova esistenza con il loro pargoletto Harry. Nel testamento dello zio Ian, noto per la sua eccentricità, c’è però una strana clausola: gli eredi dovranno accogliere nella loro famiglia il suo cormorano (un esemplare maschio di due anni), altrimenti perderanno il lascito. Una richiesta che non sembra particolarmente impegnativa da ottemperare, perché non dovrebbe essere difficile prendersi cura di un innocuo uccello. Tuttavia, il cormorano inizia lentamente a mostrare un lato violento e malevolo.
La bestia è nera, enorme, puzzolente, ma soprattutto è minacciosa e diabolica. Eppure il piccolo Harry pare immune alla sua aggressività e inizia a instaurare un bislacco legame non verbale con il pennuto. E sarà proprio l’istinto primordiale a dare il là a un vortice di tensione, perché il cormorano Archie è tutt’altro che affabile e il rapporto con il tenero e biondo Harry finirà per trascinare tutti all’Inferno.
Qui, infatti, il dramma è sottile e va a nuocere un borghese ménage familiare, perché la natura di Archie è ingovernabile. Sparge guano con disprezzo, è intrattabile e il suo olezzo è terrificante.
Così, con sequenze sconcertanti, inanellate perfettamente, la cifra stilistica di Gegory costruisce un’atmosfera da incubo e ci mostra un cormorano vittima dell’uomo, (Ian lo trova inzaccherato di petrolio!), che viene messo dapprima in una gabbia, poi liberato e portato a pescare sogliole, dove finalmente può far esplodere la sua intima natura. È lì che si spoglierà delle sue maniere da teppista, perché in libertà diverrà bello, vigoroso, pulito. Ma dentro sprigionerà un’insana malvagità, figlia di un patto mefistofelico, che farà scivolare tutti i protagonisti in un inevitabile pozzo nero senza fine.
Infatti, quando la follia inizierà ad aleggiare nell’aria e a prendere il sopravvento, l’animale diventerà sempre più pericoloso, qualcosa di losco si aggirerà nell’oscurità e il volto da cherubino di Harry si trasformerà in una mostruosa maschera con un sorriso da maniaco. Insomma, nulla andrà come preventivato e l’epilogo finale vi lascerà di stucco.
In conclusione, Il cormorano di Stephen Gregory è un romanzo perfetto per gli amanti del genere horror e dei thriller psicologici, perché è accuratamente tradotto, ha una trama al contempo spiazzante e disturbante, è intriso di analisi freudiana ed evoca finemente Stephen King, grazie a suggestioni perturbanti e mortali, che si muovono nell’ombra e traboccano in oscuri malefici.
Silvia Casini
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