
I pm Roberto Felici e Pantaleo Polifemo hanno avanzato richieste molto pesanti nei confronti dell’ex sindaco di Roma Ignazio Marino. Infatti per il famoso “scontrino gate”, lo scandalo che lo ha costretto a lasciare il Campidoglio, e per il presunto raggiro della Onlus Imagine, i giudici hanno chiesto tre anni e un mese di reclusione con le accuse di peculato, falso e truffa. In sostanza secondo i pm della procura Marino avrebbe pagato con la carta di credito di rappresentanza 56 banchetti privati, fatti passare come “incontri istituzionali” negli scontrini di servizio. Tutte cene effettuate tra il luglio 2013 e il giugno 2015, per un conto totale che ammonta a circa 13mila euro. Come si può leggere nel dispositivo giudiziario con i capi d’imputazione l’ex sindaco avrebbe pagato i pasti “nell’interesse suo, dei congiunti e di altre persone non identificate” e si sarebbe anche reso colpevole di “disposizioni impartite al personale affinché fornisse dichiarazioni giustificative inserendo indicazioni non veritiere, tese ad accreditare la natura istituzionale dell’evento e apponendo in calce alle stesse la di lui firma”. L’avvocato Enzo Musco, difensore di Marino, al termine dell’udienza ha detto: “Abbiamo chiesto l’assoluzione per non aver commesso i fatti. Marino sta benissimo, si è difeso alla grande. Abbiamo fatto a pezzettini l’impianto accusatorio dei pm. Mi stupisco del modo in cui sono state condotte le indagini della guardia di Finanza. Per bene 49 volte hanno ripetuto lo stesso refrain, invece di andare dal professor Marino e domandare con chi avesse cenato in quelle occasioni”. Nel frattempo il Comune di Roma ora rappresentato da Virginia Raggi si è costituito parte civile e, attraverso i suoi legali, ha chiesto 600mila euro di danni: 100 funzionali e 500mila d’immagine.
F.B.
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